Dopo che Facebook ha rimosso il video del leader leghista Matteo Salvini al citofono nel quartiere “Pilastro” di Bologna, si apre una nuova fase di polemica nel merito della vicenda che ha segnato gli ultimi giorni di campagna elettorale per le Elezioni Regionali in Emilia Romagna: i Carabinieri hanno inviato un’indagine interne per accertare cosa sia successo la notte del 21 gennaio, ovvero quando Salvini in visita nel quartiere periferico bolognese, viene avvicinato da una donna residente che indicò in quel palazzo una potenziale famiglia protagonista dello spaccio nella zona. La scena con tanto di diretta video è ormai arcinota, con il leader della Lega che chiede al citofono se in quella casa abitasse uno spacciatore: ebbene, secondo alcune ricostruzioni oggi in mano all’Arma, la donna – Anna Rita Biagini, con un figlio morto per droga e da anni in lotta contro il dramma dello spaccio nella periferia di Bologna – sarebbe stata messa in contatto con Salvini attraverso un Maresciallo dei Carabinieri. In particolare, il militare avrebbe telefonato allo staff della Lega per informare della situazione e poter così mettere in contatto Salvini con Anna Rita; secondo quanto riportato da Repubblica, lo stesso sottufficiale potrebbe essere indagato per stalking e depistaggio ai danni di un avvocato e sospeso dal servizio con una decisione del Riesame a fine 2019, non esecutiva però dato che si trova in attesa della Cassazione. Sempre secondo Rep, la possibile violazione posta dal carabiniere sarebbe quella dell’imparzialità di un militare, previsto dall’articolo 6 delle “Norme di principio sulla disciplina militare” che recita «Forze armate debbono in ogni circostanza mantenersi al di fuori delle competizioni politiche».



SCATTA L’INCHIESTA SUL “CITOFONO DI SALVINI”

L’Agenzia Ansa afferma però, dopo opportune verifiche, che «da parte del comando provinciale non viene commentato quanto riportato da alcuni quotidiani locali sul possibile ruolo avuto nella vicenda da un sottoufficiale dell’Arma». Al momento non sarebbe aperto alcun procedimento disciplinare a carico del sottufficiale né risultano esserci effettivi fascicoli penali; non solo, sulla stessa vicenda cel citofono di Bologna, non risulta al momento un’indagine attiva sul conto di Salvini e sulla donna che ha indicato quell’appartamento come centro dello spaccio del Pilastro. Sulla questione c’è però un’interrogazione del deputato Pd Andrea De Maria presso il Ministero dell’Interno per chiedere se «le autorità competenti hanno richiesto a chi era presente, a tutela della sicurezza, informazioni e quali siano, nel caso, i riscontri ricevuti». In una recente intervista a La Stampa è stata la stessa Biagini a raccontare che a metterla in contatto con lo staff della Lega è stato un maresciallo dei Carabinieri, probabilmente “reduce” dei rapporti passati quando Salvini era ancora il Ministro degli Interni.

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