Si ingigantisce con il passare delle ore il caso che ha visto Matteo Salvini scontrarsi con la collega ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dopo la rimozione di un tweet in cui si sosteneva che un peschereccio italiano era stato assalito da alcune motovedette libiche e tratto in salvo dalla Marina. La precisazione della Difesa, incappata in una notizia priva di fondamento, non è bastata al Viminale che ha colto la palla al balzo per attaccare il ministro pentastellato. Ma sono proprio i grillini, sul Blog delle Stelle, a fare scudo attorno alla Trenta dopo gli attacchi di Salvini con un post dal titolo “La Trenta non si tocca!” in cui si legge: “Con i fatti di Napoli e prima ancora di Torino, Roma e San Donato milanese, non capiamo dove il Viminale trovi il tempo per occuparsi di un tweet. Forse farebbe meglio ad occuparsi della sicurezza del Paese. Gli stessi staff del Viminale sono pagati con soldi pubblici, degli italiani, per occuparsi a nome dell’istituzione della sicurezza dell’Italia, non per fare campagna elettorale. Possiamo comprendere il vivace confronto tra parti politiche, tra ministri, ma oggi si è superata una linea rossa”. In serata da Assemini, in Sardegna, è Luigi Di Maio ad aumentare la tensione: “Capisco la difficoltà della Lega ma non serve che la Lega attacchi il ministro della Difesa Trenta per provare a coprire il caso Siri. Per coprire il caso Siri basta farlo dimettere”. Crisi di governo dietro l’angolo o le “solite” scaramucce da campagna elettorale? (agg. di Dario D’Angelo)



IL TWEET RIMOSSO

Nuovo scontro tra Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta e ancora una volta ministero dell’Interno e Difesa sono direttamente coinvolti nella disputa che vede protagonisti il leader della Lega e l’esponente M5s. Tutto è nato da un tweet comparso sul profilo del ministero della Difesa:”Pescherecci italiani nel mirino delle motovedette libiche salvati dalla Marina Militare. Il ministro: “Grazie al coraggio dell’@italianavy si è evitato il peggio”. Nulla di strano se non fosse che questo assalto da parte delle motovedette di Tripoli non si è mai verificato. Passano pochi minuti, la Difesa prende atto della svista e rimuove il cinguettio. Poi precisa che quanto riportato da alcuni organi di stampa “circa un salvataggio della Marina di alcuni pescherecci nei pressi delle acque libiche è falso. Appresa la notizia abbiamo provveduto a rimuovere il tweet precedente”. Finita qui? Macché! E’ soltanto l’inizio: dal Viminale prendono la palla al balza per sottolineare l’errore della Trenta e passano all’attacco…



SCONTRO SALVINI-TRENTA

La bagarre istituzionale fra il dicastero presieduto da Matteo Salvini e quello guidato da Elisabetta Trenta prende le mosse da un comunicato attribuito a “fonti del Viminale” dagli evidenti toni polemici:”Anziché chiedere alla ‘sua’ Marina Militare, il ministro Elisabetta Trenta si basa sulle agenzie di stampa e poi è costretta a rettificare. Non è informata e non approfondisce: preferisce polemizzare col ministro Matteo Salvini e criticare servitori dello Stato come il generale Riccò. Il ministro della Difesa faccia il ministro della Difesa. Le Forze Armate italiane meritano molto di più”. Un attacco durissimo rivolto al ministro Trenta, ma la Difesa ovviamente si “difende” e anzi contro-replica:”Non ci era mai capitato prima di vedere un ministero, l’istituzione, usata a fini elettorali. In questo caso per attaccare il ministro Trenta. Non c’è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell’episodio. Dispiace che il Viminale, il cui titolare è Matteo Salvini, piuttosto che occuparsi della sicurezza del Paese, pensi a un tweet. Dispiace per l’Italia”.

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