Prosegue la battaglia di Matteo Salvini contro lo stop ai motori tradizionali del 2035. Lunedì a Strasburgo si compatterà il fronte dei Paesi europei che si oppongono alla proposta della Commissione Ue. Il ministro italiano delle Infrastrutture e dei Trasporti incontrerà gli altri colleghi europei contrari. Per il momento, il fronte dei contrari conta, oltre al nostro Paese, anche Germania e Repubblica Ceca, ma ci sono anche altri Paesi che hanno espresso dubbi e perplessità rispetto alla proposta. L’obiettivo è far arrivare a Bruxelles tali perplessità, visto il rischio di mandare in crisi il mondo dell’automotive europeo senza peraltro risolvere davvero il problema ecologico.



Come evidenziato da Libero, il governo italiano vuole trovare una strada per accompagnare la transizione con buonsenso, quindi tutelando anche i posti di lavoro e il futuro della filiera italiana ed europea dell’automotive. Il primo passo è sottrarsi dalla dipendenza dalle forniture asiatiche. Il 96% delle batterie per la trazione elettrica arrivano dalla Cina. Qualcosa in tal senso è stato fatto. Nel 2017 l’Ue ha lanciato l’European Battery Alliance (Eba) per produrre le batterie agli ioni di litio che alimenteranno la transizione dai combustibili fossili ai veicoli elettrici.



IL PIANO PER L’INDIPENDENZA DALLA CINA

Quindi, ci sono sei giga factory e altre 30 sono previste per il 2025-2030 con l’obiettivo di spingere la produzione, che al momento rappresenta solo l’8% della quota mondiale. Per quanto riguarda l’Italia, tra sette anni dovrebbe avere almeno tre giga factory. Il quotidiano Libero cita la Faam/Fib a Monterubbiano (Marche), Acc Italy a Termoli (Molise) e Italvolt a Scarmagno (Piemonte), per un totale di 94 GWh. Non bisogna però sottovalutare l’importanza delle infrastrutture di supporto, come le colonnine. Attualmente in tutta Europa ci sono 225mila punti di ricarica, secondo l’Acea, quindi siamo a meno del 25% degli obiettivi del Green Deal europeo, visto che l’obiettivo è arrivare ad un milione di punti di ricarica entro il 2025 per arrivare a 3,5 milioni entro il 2030. Secondo i dati della quarta edizione del rapporto “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia” (Motus-E), in Italia siamo arrivati a 36.772 punti di ricarica. Ma il 58% delle colonnine si trova nel Nord Italia, il 22% al Centro e il 20% nel Sud e nelle Isole. Ma c’è un altro tema da affrontare, cioè quello della mobilità urbana elettrica. Rinnovare la folla sarebbe impegnativo, quindi si sta valutando se sia possibile rigenerarli, ad esempio convertendo tecnologie e produzioni già a disposizione delle imprese italiane.

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