SALVINI, L’IMMIGRAZIONE E L’ATTACCO DI AVVENIRE: “CRISTIANO LIMITARE I FLUSSI”
Secondo il docente ordinario di Diritto Privato e Pubblico all’Università di Torino, Giuseppe Valditara, la polemica sollevata dal quotidiano “Avvenire” contro il programma elettorale della Lega di Matteo Salvini tocca un punto nodale soprattutto sul fronte dell’immigrazione: in particolare, si trova del tutto in disaccordo in merito alla risposta data dal direttore Marco Tarquinio direttamente all’articolo di Salvini (che a sua volta illustrava all’Avvenire il programma verso le Elezioni 2022 dopo le critiche di un articolo apparso a Ferragosto). «È cristiano limitare l’immigrazione», specifica Valditara – potenziale prossimo candidato della Lega secondo quanto annunciato ieri dallo stesso Salvini – nel suo intervento su “Libero Quotidiano”. Facciamo però un passo indietro per vedere più da vicino cosa in effetti il direttore dell’Avvenire imputa al leader della Lega sul fronte migranti, un tema (e uno scontro a distanza) che va avanti fin dall’inizio del primo Governo Conte.
Secondo Tarquinio, credere nella tutela della vita – valore irrinunciabile esposto da Salvini nel suo programma e in quello del Centrodestra – «significa anche accoglierla quando essa non sia produttiva e sia migrante». In quello, secondo il direttore del quotidiano della CEI, si sostanzierebbe «il primato della persona umana». Secondo Valditara però ritenere questo come assunto è come dire che la difesa della persona consiste nel dovere di accoglienza: «il tema coinvolge l’immigrazione clandestina», specifica il docente spiegando come Salvini più volte si sia espresso a favore dell’immigrazione regolare. Ebbene, il rispetto della vita presuppone salvaguardia sempre, anche di chi infrange le leggi dello Stato come clandestino: «nessuno mette in discussione questo assunto», né tantomeno la Lega aggiunge Valditara. Il concetto è un altro: «meno immigrati partono e meno muoiono», specifica il professore.
GIUSEPPE VALDITARA: “ANCHE I PAPI RATZINGER E WOJTYLA ERANO FAVOREVOLI A LIMITARE L’IMMIGRAZIONE”
È dunque irrispettoso della vita umana e del valore della persona, «tentare di bloccare l’immigrazione clandestina?», si chiede Valditara ancora su “Libero”. Ebbene, secondo il professore il problema va affrontare tenendo presente il bene comune, ovvero «quel grande principio ispiratore che per un politico sensibile ai valori cristiani deve sempre condizionare la sua azione». Proprio in quest’ottica, tanto Papa Giovanni Paolo II quando il suo successore Benedetto XVI, secondo Giuseppe Valditara, avrebbero espresso parere non distanti dalla linea tenuta da Matteo Salvini. «Dalla difesa del bene comune partiva Papa Wojtyla per suggerire la disciplina dei fenomeni migratori», ribadisce il docente Valditara.
Nella “Ecclesia in Europa” del giugno 2003, il Santo Padre scrisse: «È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi». Non solo, Papa Giovanni Paolo II nella sua esortazione post-sinodale rifletteva come «forme possibili di integrazione se non devono cedere all’indifferentismo circa i valori umani universali, devono tuttavia anche salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione». Sulla medesima scia si mosse anche Papa Ratzinger dopo aver sostenuto il «Dritto a non emigrare, diritto umano a vivere nella propria patria»: ancora Benedetto XVI sottolineava come «una gestione regolata dei flussi migratori potrebbe almeno limitare per molti migranti i pericoli di cadere vittima dei citati traffici». Infine, Valditara cita anche Papa Francesco, che pure sul tema dell’immigrazione ne ha fatto un caposaldo del suo Pontificato: «Il migrante deve essere trattato con certe regole, perché migrare è un diritto ma è molto regolato. Invece essere rifugiato viene da situazioni di “angoscia”». In sintesi, la conclusione di Valditara va nella direzione di riconoscere la “limitazione dell’immigrazione” non in contrasto con l’essere cristiani: «politiche migratorie, sensibili a valori cristiani, devono, nel rispetto della persona umana, perseguire innanzitutto il bene della nazione evitando lo stravolgimento della convivenza sociale, garantendo il rispetto della legge, difendendo l’identità culturale di un popolo».