Anche il Comune di Barcellona, in Spagna, chiederà un risarcimento danni nella causa contro Matteo Salvini per il blocco della nave della ong Open Arms. Lo riporta il giornale catalano El Periodico. “Il Consiglio comunale di Barcellona chiederà i danni patrimoniali causati dal blocco della nave con il conseguente aumento dei costi e il rallentamento della missione e delle attività oggetto di finanziamento comunale” della Ong catalana. La Giunta – riferisce il giornale – ha precisato che chiederà anche il risarcimento “per eventuali danni ai valori e all’immagine di Barcellona dovuti alle varie false accuse rivolte da Salvini alla città durante il blocco dell’Open Arms”. Nel gennaio scorso il sindaco di Barcellona, Ada Colau, aveva annunciato l’intenzione della municipalità di costituirsi parte civile nel processo, intenzione che viene adesso ribadita all’indomani del rinvio a giudizio di Salvini a Palermo.
Il giudice per l’udienza preliminare ha precisato che “non ci sono elementi per il proscioglimento e che dunque la vicenda va approfondita in un dibattimento”.
Ma perché questa divergenza fra le impostazioni dei tribunali di Palermo e Catania? Le vicende, Open Arms e Gregoretti, sono analoghe, simili, ma non uguali. Sul fronte giuridico ci sono due differenze. Prima differenza: la Gregoretti è una nave militare italiana, dunque è territorio della Repubblica italiana. Non far scendere i migranti da lì o tenerli “chiusi” in un hotspot sono entrambe scelte operate sul territorio nazionale. La Open Arms, invece, non è italiana e giuridicamente questo ha un valore. Secondo tema: a Catania è chiamato in causa anche l’allora premier Conte, a Palermo no.
Poi ci sono differenze di natura politica che non sappiamo se e quanto abbiano potuto incidere. Primo elemento: le procure. Quella di Catania è stata la prima a indagare sulle Ong e non ne ha una grande opinione. Inoltre la città di Catania storicamente e socialmente è più permeabile alla cultura di destra. Parliamo di cultura, si badi bene, non di posizioni politiche o di fascismo.
Palermo, invece, è una città che ha una sua componente di centrodestra (e non proprio di destra), ma anche uno spiccato orientamento sinistra, essendo, tra l’altro, governata da un sindaco più a sinistra dello stesso Pd.
Subito dopo il rinvio a giudizio, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha, infatti, rilanciato una propria dichiarazione video sui social, nella quale ribadisce la costituzione di parte civile e il principio che tutti devono rispettare la legge, anche i ministri. Gli attacchi all’ex ministro dell’Interno piovono a grappoli da tutta la sinistra siciliana insieme a quelli delle Ong e delle associazioni.
Non bisogna dimenticare che, con Salvini ministro, Orlando fece il dissidente, firmando personalmente le iscrizioni nei registri anagrafici degli extracomunitari che il ministro non voleva fossero iscritti (tanto per semplificare una vicenda giuridica comunque complessa).
Fra gli attacchi, poi, c’è stato anche quello di Legambiente, che sottolinea come non ci sia stata una condanna né un’assoluzione, ma comunque “una sconfitta politica dell’ex ministro”. Dunque, è politica fatta con le decisioni giudiziarie? E di decisione politica parlano Salvini e tutta la Lega, mentre l’assessore leghista della giunta Musumeci, Alberto Samonà, sottolinea come Salvini sarà processato per aver difeso i confini nazionali e con lui non si processerà solo l’uomo, ma l’intero paese, l’Italia.
Infine, ma non ultima, c’è da fare una considerazione. La Lega, oggi, è tornata al governo con Mario Draghi.
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