«Di errori certo, ne faccio anche dieci al giorno, ne commetto come tutti quelli che compiono delle scelte. Ma resto alla guida del partito che secondo l’ultimo sondaggio Swg ha 8 punti di vantaggio sul Pd»: lo ha spiegato il leader della Lega Matteo Salvini in una lunga intervista che apre Repubblica stamattina dopo le settimane complesse dei sondaggi in discesa, delle incomprensioni all’interno del Centrodestra e delle parallele critiche feroci al Governo con tanto di uscite dal Parlamento dei vari deputati e senatori in aperta protesta con la mancanza di coinvolgimento del Premier Conte alle proposte del Cdx. «Invito del Presidente del Consiglio dopo gli Stati generali? sì, andremo. Perché il Paese ne ha bisogno. Il centrodestra torna a quel tavolo, ma per confrontarsi sui fatti. Abbiamo detto no alle passerelle in villa: quelle non ci interessano. Se si aprirà un dialogo vero a Palazzo Chigi, allora di proposte serie ne porteremo venti. Siamo stati lì già tre volte. La prima a marzo, quando denunciammo i rischi legati al decreto sulla Cassa integrazione. Restammo inascoltati», annuncia l’ex Ministro dell’Interno in merito ad un possibile nuovo dialogo con il Premier Conte.



“IL FUTURO DI ZAIA? IN VENETO, POI…”

Interessante il passaggio sul rapporto con i due Governatori della Lega tra i principali protagonisti della crisi Covid: su Fontana in Lombardia Salvini sottolinea a Rep di aver sentito «con grande gioia e commozione le parole di apprezzamento di Papa Francesco, di certo non tacciabile di simpatie leghiste,nei confronti della Lombardia e del governatore Fontana. Ripaga di tante amarezze». Ma è sul leader veneto Luca Zaia, che nei sondaggi personali è secondo solo a Conte, si concentrano le principali attenzioni e “rumors” di possibili avvicendamenti nella leadership del Carroccio: «Luca ancora martedì scorso, su mia sollecitazione, mi ha detto che preferisce restare in Veneto, portare a compimento la sua missione e la riforma autonomista. Gli avevo chiesto già nel 2018 di entrare in squadra, non ha accettato. Tra cinque anni, Luca sarà una risorsa».



Sul futuro del Colle invece Salvini spiega di aver molto apprezzato l’intervento di Mattarella contro il caos dei magistrati e spiega «da qui ai prossimi mesi il centrodestra avrà i numeri in aula per essere determinante e cambiare gli equilibri. Nel Pd almeno in cinque si contendono il Colle, ma possono mettersi l’anima in pace. Il presidente sarà eletto con molta probabilità coi voti di tutti, tranne che del Pd, che lavora per averne uno a suo piacimento». Reputa «ineleganti« i cosiddetti «giochetti contro il Presidente in carica» da parte del Pd; il richiamo etico del Quirinale contro i magistrati è piaciuto anche se Salvini ammette «il problema sia chiaro non si risolverà con l’espulsione di Luca Palamara dall’Anm».



SALVINI, LA LEGA E LE REGIONALI

Il leader della Lega spiega poi di star preparando, ormai da mesi, un piano strutturato per il Governo del Paese con gli altri alleati Fratelli d’Italia e Forza Italia ma non solo: «Sto lavorando da parecchi mesi a un progetto di governo. Stavolta saremo pronti e strutturati. Sto incontrando in via riservata ambasciatori, imprenditori, sindacalisti, perfino uomini di Chiesa. Lavoro a un progetto per l’Italia dei prossimi 30 anni». Davanti alle Regionali che si aprono nei prossimi mesi – Puglia, Toscana e Calabria – l’accordo è a portata di mano: «Sto lavorando personalmente a un’intesa complessiva. E da leader del primo partito e della coalizione sono pronto a fare un passo indietro, se sarà necessario. Pur di trovare una sintesi».

Davanti ai dissidi con FI e FdI, il leader leghista aggiunge «come avvenuto in Calabria dove ci siamo opposti a un candidato che aveva problemi, interessa solo il rinnovamento. Quello vero. In Campania, per essere chiari, chiediamo liste pulite, sopra ogni sospetto, anche da parte degli alleati. Di amici e parenti e indagati non ne vogliamo vedere neanche uno. Comunque basta, chiudiamo in fretta». Chiosa finale sul rilancio del Paese dopo il caos di questi mesi: «Qui si rischiano 3 milioni di disoccupati, a sentire Confindustria, e questi pensano di tirare a campare per il Quirinale […] C’è un Paese fermo: Ilva, Alitalia, Autostrade. Qui non si tratta di dare spallate, ma di far ripartire l’economia paralizzata dalle divergenze pd-5S. E poi, se si può votare senza rischi il 20 settembre per le Regioni, non vedo quale sia il problema per le Politiche».