Sono giorni frenetici alla Camera perché si decidono le sorti del Governo che dovrebbe portare l’Italia fuori dal pantano della crisi politica, economica, sociale e sanitaria più grave della nostra storia: Matteo Salvini e la Lega hanno ripetuto in più occasioni che l’opzione del Governo tecnico di Mario Draghi può essere l’unica soluzione – vista l’esclusione del voto anticipato dettato da Mattarella – per rilanciare il Paese. Il Centrosinistra e il redivivo Giuseppe Conte – tornato ieri a parlare dopo oltre un mese di silenzio a Palazzo Chigi – stanno tentando di “mettere le mani” sulla nascita dell’esecutivo imponendo figure politiche, l’esatto opposto di quanto citato dal Presidente della Repubblica nell’annuncio dell’incarico a Mario Draghi.
L’opzione del Carroccio è invece quella di sostenere e appoggiare un Governo tecnico che possa in un tempo limitato porre le riforme giuste per un rilancio del Paese, anche “oltre” le logiche di partito e coalizione come ribadito ieri dallo stesso ex Ministro degli Interni: «Per noi vengono prima gli interessi degli italiani, prima di quelli del partito». La scelta importante della Lega sull’opzione Draghi – con l’unico “veto” di non vedere una riedizione del Governo politico Conte-2 con il solo cambio del Premier – non nasce però ieri ma è frutto dell’opera costruttrice del vicesegretario Giancarlo Giorgetti e dello stesso Salvini che già nel marzo 2020, a lockdown appena cominciato, invocava il nome di Mario Draghi come scelta importante da opporre a Giuseppe Conte per rilanciare il Paese dal baratro in cui rischiava di finire con l’inizio della pandemia.
IL VIDEO INTERVENTO INTEGRALE DI MATTEO SALVINI NEL MARZO 2020
Era per l’esattezza il 26 marzo 2020, in quei giorni usciva sul Financial Times l’editoriale a firma Mario Draghi in cui proponeva alla Commissione Europea scelte immediate e forti da opporre alla gravissima recessione economica: «più debito pubblico» e rilancio delle politiche del QE alla Banca Centrale Europea, un autentico “bazooka” che ha contribuito in parte sostanziale alle scelte poi successive della Banca Centrale a guida Christine Lagarde e della Commissione Europea di Ursula Von der Leyen. In Senato quel giorno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte illustrava le comunicazioni sulle scelte di gestione Covid, ringraziando l’ex Governatore BCE per aver intimato l’UE di non esitare davanti al terrore della crisi economica Covid (che era solo agli inizi).
Prese parola Matteo Salvini e in un discorso di 13 minuti ribadì con schiettezza che l’invito di Draghi era da seguire all’istante: «Grazie Draghi per le sue parole: è caduto il mito del non si può fare debito… Si può fare. Benvenuto, ci serve l’aiuto di tutti, anche del suo». Il leader della Lega citò nel dettaglio la parte più importante dell’editoriale sul FT di Draghi, ovvero «E’ una guerra, ogni esitazione avrebbe un costo irreversibile. Avanti quindi con decisi interventi pubblici per aumentare la liquidità, anche a costo di far aumentare il debito pubblico». Per Salvini questo invito di Draghi aveva di fatto «indicato la strada, serve liquidità». Gli fece addirittura eco il rivale Matteo Renzi che poco dopo sempre al Senato intimava Conte «O siamo in grado di immaginare il futuro economico o faremo gli stessi errori fatti sull’emergenza sanitaria». È passato quasi un anno e ora l’opzione Draghi è realmente alla portata, con le consultazioni che si concederanno sabato proprio con la Lega di Salvini e Giorgetti: «Ha il fisico per reggere il confronto con Merkel e Macron». In una intervista tv a “Fuori dal Coro” il 6 novembre 2019 addirittura Salvini si “espose” sulla possibilità di sostenere Draghi per la candidatura a nuovo Presidente della Repubblica, con le divenute famose parole «L’ex presidente della Bce presidente della Repubblica? Why not».