MENO 3 DALLA SENTENZA OPEN ARMS A PALERMO: MATTEO SALVINI PARLA DEL PROCESSO CHE È “CONTRO L’ITALIA”
Venerdì 20 dicembre 2024, a cinque giorni dal Natale, nell’aula bunker di Palermo è attesa la sentenza di primo grado dopo 4 anni di processo sul Caso Open Arms: Matteo Salvini alla sbarra – imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio – si sente perseguitato da una piccola parte della magistratura e dalle colonne de “Il Giornale” mostra tutto il disappunto per un’inchiesta “politicizzata” che mira a colpire la difesa stessa del Paese. Al netto del rischiare 6 anni di condanna in carcere, il leader della Lega ritiene sarebbe una pessima notizia per l’Italia qualora non fosse creduta la difesa di Giulia Bongiorno in quasi 5 anni di distanza dai salvataggi dei 147 migranti sulla ong Open Arms nell’agosto 2019.
A festeggiare sarebbero i trafficanti di persone e gli scafisti, contesta il vicepremier, vincerebbero insomma «i nemici dell’Italia, vuole dire che tutto sarebbe concesso qui»: Salvini si dice comunque fiducioso che la verità possa prevalere e che un Ministro dell’Interno che difenda i confini del Paese dall’arrivo di migliaia di irregolari non possa essere condannato come un criminale. Processato nelle aule dei mafiosi di Cosa Nostra, il segretario del Carroccio – all’epoca dei fatti Open Arms Ministro del Governo Conte-1 – ritiene che sia solo lui oggi alla sbarra in quanto il processo si è rilevato un mero «attacco politico», una sorta di «vendetta della sinistra» che avrebbe così deciso di «mandarmi a processo per eliminare la Lega per via giudiziaria».
CONGRESSO LEGA, CODICE STRADA E SCIOPERI: COSA HA DETTO MATTEO SALVINI
L’assoluzione confermerebbe che la difesa della patria è un concetto ancora valido, una condanna invece porterà ad un Paese più insicuro oltre che una politica minata da una “vendetta” di magistrati orientati a sinistra nel combattere l’allora e l’attuale Governo: questo racconta ancora Matteo Salvini al “Giornale” nell’attesa e nella fiducia che la verità possa essere riconosciuta. «È un processo all’Italia non solo a Salvini», ribadisce il vicepremier che promette di non dimettersi qualsiasi sia l’esito della sentenza di venerdì prossimo.
Affrontando gli altri temi “caldi” del momento, a cominciare dal nuovo codice della strada approvato proprio dal MIT del Ministro Salvini, il giudizio è netto al di là delle polemiche traversali (vedi Vasco Rossi, ma non solo) per le novità su multe e sanzioni: «Vengono colpiti solo coloro che si mettono alla guida sotto effetto di stupefacenti, chi si distrae col cellulare o gli ubriachi recidivi», rivendica il titolare dei Trasporti allontanando le varie “fake news” sul codice, non si tratta di misure illiberali bensì di «civiltà». Non nasconde Salvini la volontà di mettere mano anche alle regole sugli scioperi per evitare che si trasformino sempre più in strumento di battaglia politica, mentre saluta con positività la nomina dell’amico Massimiliano Romeo a nuovo segretario regionale della Lega in Lombardia. Certo le fatiche proseguono all’interno del Carroccio (non da ultimo il Governatore Fontana, ndr), specie per una aspirazione nazionale del partito che qualche critica la subisce dall’elettorato storico del Nord: radicamento, territori e programmi nazionali portano la Lega a crescere assieme al Centrodestra per provare a migliorare le condizioni dei cittadini, tanto a Sud quanto a Nord, conclude il Ministro Salvini, «il tutto senza dimenticare che stiamo portando a casa l’autonomia che attendiamo da decenni».