OPEN ARMS, MATTEO SALVINI DOPO UDIENZA

Nessuna retromarcia da parte di Matteo Salvini, anzi tira dritto il leader della Lega dopo la nuova udienza del processo Open Arms per il quale l’accusa ha chiesto che venga condannato a 6 anni di reclusione. Neppure la richiesta di risarcimento di oltre un milione di euro delle parti civili scompone il viceministro, che all’epoca dei fatti era ministro dell’Interno. «Nessuna legge può imporre di spalancare i confini del mio Paese ai migranti clandestini che arrivano su navi straniere», ha dichiarato nell’intervista a “Cinque Minuti” su Rai 1, confermando di ritenere giusto tenere fermi i 147 migranti sull’imbarcazione.



Salvini rivendica anche il lavoro svolto durante il suo anno di governo in cui ha «sostanzialmente quasi azzerato gli sbarchi», quindi «dimezzato il numero di morti e dispersi nel Mar Mediterraneo». Ma il numero uno del Carroccio evidenzia un aspetto importante: «Ho fatto quello che la legge mi permetteva e che avevo promesso di fare agli italiani».



Il vicepremier non si aspetta un premio o un riconoscimento, ma neppure di rischiare di finire in galera: «Non si danno neanche a un pedofilo o a un rapinatore». Riguardo la richiesta di risarcimento ha anche fatto una battuta, tirando in ballo il programma che sarebbe seguito: «Non sono ad Affari Tuoi ad aprire i pacchi».

“DIFENDERE CONFINI NON È REATO”

Matteo Salvini è convinto che sarà «assolto» perché ha semplicemente fatto il suo dovere, cioè difendere i confini italiani: ciò non può essere reato per il segretario della Lega, ma un dovere da ministro. Per quanto riguarda le iniziative organizzate in tutta Italia dalla Lega, ritiene che non sia un modo per tenere alti i toni: «Sono convinto che la stragrande maggioranza dei giudici e dei magistrati italiani siano indipendenti, liberi e non condizionati da idee di sinistra».



Dal canto suo, vuole poter continuare a fare il suo lavoro. Ma quelle iniziative sono comunque la conferma che gli italiani vogliono che vengano difesi i confini, una necessità che non costituisce un reato, ma al massimo legittima difesa. Nell’intervista, però, ha affrontato anche altri temi. Ad esempio, ha smentito che il premier ungherese Viktor Orban si stia allontanando dal governo italiano: «Siamo in assoluta sintonia sui temi del lavoro, della sicurezza, del contrasto al traffico di esseri umani e della richiesta della pace».

“NON PATTEGGIO E NON MI DIMETTO”

Inoltre, ha confermato che la Lega voterà per Fitto quando sarà sottoposto all’esame davanti alle commissioni: «L’Italia e l’interesse nazionale viene prima dell’interesse di partito». Ma Salvini continua a bocciare il lavoro svolto da Ursula von der Leyen, «che ha sbagliato tutto nei cinque anni passati e che parte col piede sbagliato». Eppure, quando c’è sta sostenere un italiano, «la Lega c’è». Riguardo le opposizioni, il leader della Lega rimarca le differenze: «M5s e i Renzi sono quelli che ha detto Salvini bisogna mandarlo in galera, perché l’hanno votato in aula», ma lui si sarebbe comportato diversamente.

Di sicuro, non c’è margine per un patteggiamento per Salvini, che anzi è disposto a dar battaglia fino in Cassazione se dovesse essere necessario. Il vicepremier ha negato che si dimetterà e rivendicato il lavoro svolto, che si è tradotto in vite salvate.