Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, dopo le polemiche sollevate ieri da Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, in merito a quella che ha definito “violenza di Stato” da parte del ministro, è tornato a parlare della violenza sulle donne e dei femminicidi. L’ha fatto rispondendo alle domande dei giornalisti durante la sua visita a Reggio Calabria, sottolineando peraltro che “noi come Lega abbiamo fatto la battaglia per l’educazione civica, che adesso è realtà”.



In merito alla violenza sulle donne, però, il ministro Salvini ritiene che “la scuola deve far la scuola, la società la società, le istituzioni le istituzioni, ma la famiglia deve fare la famiglia. Perché è chiaro ed evidente che la scuola non può arrivare ovunque, così come il sindaco o il Ministro. Sono la mamma ed il papà”, sottolinea, “che devono capire se hanno in casa qualcuno che rischia di diventare un problema”. Infatti, Salvini spiega che “le maestre o i professori dopo le cinque o sei ore di scuola non hanno più contatto con i ragazzi”, pertanto è importante “non pensare che possa essere solo la scuola a risolvere tutto. Evidentemente c’è un problema pure a casa, non solo a scuola. Perché se qualcuno a 22 anni uccide, bisogna fare tutto il possibile perché non accada”.



Le polemiche di ieri tra Elena Cecchettin e Matteo Salvini

Ieri il ministro Salvini è stato anche oggetto di alcune critiche da parte della sorella di Giulia Cecchettin, che lo accusava di dubitare “della colpevolezza di Turetta perché bianco e di buona famiglia. Anche questa è violenza”, aveva scritto in una storia su Instagram, “violenza di stato”. Parole scaturite da un post del ministro in seguito all’arresto di Turetta, secondo il quale non doveva esserci “nessuno sconto di pena e carcere a vita”, ma solamente se colpevole.

Dal conto suo, poi, il ministro Salvini era intervenuto nuovamente sulla vicenda sottolineando che “la Lega da sempre propone per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio; per stupratori e pedofili di qualunque nazionalità, colore della pelle e stato sociale, castrazione chimica e galera”, ma questo, “come prevede la Costituzione, dopo una condanna stabilita in Tribunale”. Nonostante questo, però, il ministro Salvini aveva specificato che “la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti.