«La sinistra vuole farmi fuori politicamente», né è certo Matteo Salvini dopo la recente richiesta del pm a non procedere sul caso Gregoretti: nella lunga intervista odierna al Giornale, il leader della Lega giudica assurda il tentativo di utilizzare la giustizia per scopi politici, «La scelta di difendere i confini dell’Italia era un punto cardine del contratto di governo, evidentemente i grillini hanno la memoria corta. Che la sinistra perda le elezioni e provi a ribaltare la realtà in tribunale, è storia antica. E purtroppo vera. Guardate cosa hanno fatto contro Berlusconi in tutti questi anni, un accanimento impressionante. Comunque ognuno risponde alla propria coscienza e agli elettori: io non ho nulla da rimproverarmi, anzi sono orgoglioso di aver servito il mio Paese».



Quando ci sarà un Governo di Centrodestra, promette Salvini, la priorità dovrà essere un’autentica riforma della giustizia che scardini il “sistema” svelato dall’ex giudice Palamara «La stragrande maggioranza dei magistrati è composta da donne e uomini di valore e liberi, che non ne possono più di correnti, favori e raccomandazioni. Senza una profonda riforma della Giustizia l’Italia, che ha più di 5 milioni di processi arretrati, non sarà mai un Paese davvero libero e moderno». Dovunque in Europa e nel mondo il caso Palamara avrebbe generato un terremoto, avverte l’ex Ministro, «qui invece no…».



SALVINI, I NODI CENTRODESTRA E LOTTA AL COVID

Non c’è però solo giustizia nei temi cardine affermati da Salvini al “Giornale”: dalla lotta al Covid alle riaperture, passando per le sfide (e i litigi) interni al Centrodestra, partendo da nodo Copasir. «Se neanche i presidente delle Camere hanno trovato una soluzione, che si dimettano tutti e si riparte da zero. Tra Covid e crisi economica, Cina e Turchia, non si può perdere tempo a litigare su posti o incarichi», ribadisce il leader del Carroccio. «Polemiche con Meloni? In questo momento preferisco rimboccarmi le maniche e lavorare», smorza Salvini facendo comunque intendere che qualche screzio interno alla coalizione c’è eccome, ma andranno risolti entro le prossime candidature imminenti alle Comunali di Roma e Milano («nelle prossime settimane ci saranno novità», garantisce Salvini).



Resta il vero nodo del Covid che domina l’attualità politica ormai da oltre un anno, eppure ancora il piano vaccinale stenta a decollare e i morti ogni giorno sono ancora tanti: «le chiusure da sole non bastano, ormai è evidente» sottolinea Salvini, «alcune Regioni da tempo stanno rafforzando le cure domiciliari, come suggerito dalla Lega anche a Conte e Speranza nel 2020 senza successo». Serve riaprire con criterio, come ribadito dallo stesso Salvini anche nella visita a “Mind” dove sorgeva l’Expo di Milano, «laddove la situazione sanitaria è sotto controllo per quanto mi riguarda bisognerebbe riaprire già da domani. 2 giugno va bene per la riapertura generale. Penso che, come dice lo stesso presidente Draghi, già dai prossimi giorni dove la situazione sanitaria è sotto controllo non sia un diritto ma un dovere riaprire le attività economiche, sociali, sportive e culturali».

In merito alle manifestazioni di protesta dei commercianti, Salvini intima la calma ma aggiunge «Sono persone che chiedono solo di poter lavorare, li ascolto sempre con estrema attenzione». Nel rapporto con il Premier Draghi. Salvini vede ancora un bicchiere mezzo pieno, nonostante le distanze si diversi dossier «il rapporto è diretto e leale, di fiducia e collaborazione […] ha licenziato Arcuri, non ci sono più Dpcm né codici Ateco, ha criticato apertamente Europa e case farmaceutiche sui vaccini, ora lavora alle riaperture». Chiosa finale sul rapporto invece decisamente più conflittuale con il Ministro Speranza: «non possiamo più gestire la sanità con un approccio ideologico, una zona rossa è rossa, se una zona è gialla non può essere comunque rossa. Pare chiaro che ci siano stati gravissimi errori da parte del precedente Governo e le notifiche di inchieste a carico di Arcuri ne danno ulteriore conferma».