Il primissimo commento di Matteo Salvini era stato tutto sommato positivo dopo l’annuncio del Decreto siglato da Conte nella notte, ma col passare delle ore e dopo aver visionato il contenuto del Dpcm 11 marzo – specie nella lista cruciale dei negozi che possono rimanere aperti nonostante l’emergenza coronavirus – la critica si è fatta largo ed è sfociata prima in una intervista essa dura a Radio 24 e questo pomeriggio nella consueta diretta Facebook con i propri supporters della Lega. «Chiudere tutto, c’è emergenza sanitaria. C’è una pandemia, non un’infuenzina», attacca Salvini sferzando il Premier Conte e l’intero Consiglio dei Ministri, ribadendo «Porteremo altre proposte, quello che è stato fatto sinora non basta. Non lo dico io, lo dicono gli italiani che nella vita reale non capiscono chi, perché, come, quando. Se si deve chiudere, si chiude. Che senso ha tenere aperti negozi in cui non va nessuno? Non ha senso». Dopo le critiche lanciate dalle fabbriche con scioperi e adesioni limitatissime al lavoro questa mattina, l’ex Ministro degli Interni attacca sempre sui social: «teniamo aperti gli esercizi per mangiare e per curarsi, agli artigiani chiediamo la reperibilità. Quello che è fondamentale apre, gli altri hanno diritto a stare a casa. Idem per fabbriche e imprese, non è stato deciso nulla, è stato lasciato tutto al buon cuore degli imprenditori: non c’è nessuna indicazione».
LA REPLICA DEL MINISTRO BOCCIA A SALVINI
Confermando la disponibilità di tutto il Centrodestra a sostenere con ogni proposta ulteriore l’azione del Governo, tanto sul fronte degli aiuti economici – domani arriverà il nuovo Decreto salva-economia da 12 miliardi – Salvini non vuole dirsi «complice» di una situazione che secondo lui sta sfuggendo di mano alla maggioranza di Governo: «Chiudere tutto significa chiudere tutto, serve un governo forte con idee chiare e precise, servono regole certe, non interpretabili. Solo in Lombardia siamo arrivati a 617 morti. Nelle residenze per anziani siamo arrivati a 80 morti. Morti. Siamo in guerra e in guerra non si adottano le mezze misure. O è chiuso o è aperto. Se sbagli, paghi. Se non rispetti le regole, paghi». Il Decreto siglato dal Governo che impone misure ancora più restrittive per spostamenti e chiuse di attività commerciali, per la Lega non basta: «I medici chiedono di chiudere tutto ciò che non è irrinunciabile, quello che non è strategico ma poi leggi che possono rimanere aperti tabacchi, ferramenta bisogna chiudere le aziende non strategiche, alcune stanno chiudendo autonomamente. Le cose si fanno o non si fanno». A stretto giro arriva però la replica di Francesco Boccia, Ministro delle Autonomie Regionali: intervistato a La Vita in Diretta, l’esponente Pd contesta l’attacco leghista: «Chiudere tutto non si può. Perché si spegne la luce e c’è il buio. Abbiamo bisogno di rafforzare la sanità e far arrivare il cibo agli italiani. Per fare questo alcune filiere devono lavorare». Questa mattina era stato lo stesso Boccia a sottolineare come solo qualche settimana fa era stato lo stesso Salvini a chiedere al Governo di aprire tutto dopo i primi decreti con restrizioni per il coronavirus: «Salvini? Il 27 febbraio voleva tutto aperto…. Non abbiamo chiuso tutto perché non si può fermare un Paese all’improvviso. Dobbiamo garantire dei servizi essenziali», spiegava a Circo Massimo su Radio Capital il Ministro degli Affari Regionali. Qualche giorno fa sempre Boccia aveva attaccato duramente Salvini, dandogli anche dell’untore in senso metaforico: «Le parole di Salvini sono profondamente diverse da quelle della Meloni e di Berlusconi e danno la misura del suo scarso senso dello Stato. Ma questa non è una novità. Poi, che fosse anche un ‘untore’ gli italiani lo stanno scoprendo in queste ore. Quando è in ballo la salute si deve stare tutti dalla stessa parte». In contro-replica quanto invece ricordato da Salvini a Radio 24 questa mattina, ammettendo di aver cambiato idea rispetto alle sue precedenti parole di fine febbraio: «Io dicevo di aprire tutto, sì. Ma quando i medici mi portano 30% aumento numero dei contagi e mi dicono se non limitiamo i contagi è una catastrofe, allora fermiamo tutto e sono stati gli stessi imprenditori a chiederlo. Tanti stanno chiudendo spontaneamente. E comunque se dovessimo chiedere a Conte di quante volte ha cambiato idea in questi giorni ci staremmo tre mesi..».