SI SBLOCCA LA CAUSA PER LA BEATIFICAZIONE DEL SERVO DI DIO SALVO D’ACQUISTO
Il Servo di Dio e carabiniere Salvo D’Acquisto sarà presto Venerabile per la Chiesa Cattolica, un passo decisivo per giungere alla successiva tappa di Beatificazione; l’annuncio lo ha dato il prefetto del Dicastero delle cause dei Santi, il Cardinale Marcello Semeraro, durante la Santa Messa celebrata sull’avventino in occasione della Virgo Fidelis, patrona dei carabinieri. Ed è proprio sul vicebrigadiere fucilato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale che l’annuncio coglie nel segno sbloccando una situazione piuttosto complessa all’interno delle regole canoniche su beatificazioni e canonizzazioni.
Secondo i tre punti chiave che contraddistinguono la vita e il sacrificio di Salvo D’Acquisto – ovvero, rispetto della parola data, onorabilità e coerenza di vita – il Servo di Dio, carabiniere napoletano morto 20enne nel 1943 a Palidoro, sarà presto riconosciuto come Venerabile, penultimo step prima della potenziale santificazione. «Ormai è imminente la conclusione del processo per la beatificazione del Servo di Dio Salvo d’Acquisto»: sarà attorno al gennaio 2025, in pieno Giubileo, che Papa Francesco firmerà la dichiarazione di Venerabile per D’Acquisto, ultimo vero passo verso la Beatificazione. Dopo aver sbloccato la canonizzazione dei Beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, un’altra vita cristiana morta giovanissima si affaccia nel vasto panorama delle persone che hanno offerto la propria vita a Cristo e alla cristianità.
CHI ERA SALVO D’ACQUISTO, LA SUA OFFERTA DI VITA COME DONO AL PROSSIMO DAVANTI ALLA MORTE
Dopo l’avvio della causa addirittura nel 1983, la memoria di Salvo D’Acquisto e del suo gesto di sacrificio nell’offrire la propria vita per salvare quella di 22 innocenti condannati a morte dalle milizie naziste, si era come arenata. Il gesto infatti, in termini stretti delle regole canoniche, non era un vero e proprio martirio: è cambiato tutto con il “motu Proprio” di Papa Francesco del 2017, una lettera apostolica dal titolo “Sull’offerta della vita” che ha introdotto il nuovo criterio per essere riconosciuto come beato e poi santo. In sostanza, la Chiesa ammette nella schiera di potenziali “Beati” anche chi offre liberamente la propria vita per gli altri, seguendo il passo del Vangelo dove Cristo ai discepoli spiega che non esiste un’amore più grande che «dare la vita per i propri amici».
E in effetti Salvo D’Acquisto rientra perfettamente in questo tipo di “criterio” introdotto dal Vaticano: quando nel 1943 una bomba a mano esplose in una caserma dei carabinieri abbandonata, con un militare nazista morto mentre rovistava in una cassa ritrovata, ben 22 innocenti vennero prelevati nella rappresaglia di vendetta intentata dal reparto delle SS appena fuori Roma. In assenza del maresciallo, era il vicebrigadiere appena 23enne di origini napoletane a provare a convincere i militari tedeschi che la bomba esplosa si trattava di un mero incidente, seppur tragico. Le sue insistenze non convinsero però le truppe, tanto che i 22 prelevati stavano ancora scavando la loro fossa prima di essere fucilati: poco prima della barbara esecuzione, Salvo D’Acquisto si fece avanti autoaccusandosi come responsabile del finto attentato, chiedendo di essere fucilato al posto degli innocenti prelevati nella campagna romana. Quel carabiniere, noto credente tra i suoi commilitoni, morì così il 23 settembre 1943 mentre i 22 “accusati” ebbero salva la vita e hanno poi raccontato da testimoni delle raffiche di mitra che colpivano D’Acquisto mentre si allontanavano dal luogo della esecuzione.