Salvo Sottile è ospite di “Ciao Maschio”. Parlando con Nunzia De Girolamo, il giornalista e conduttore rivela: “Sono fumantino ma sono migliorato nel corso degli anni. Quando ero molto più giovane mi accendevo come un fiammifero ma l’esperienza mi ha insegnato ad ammorbidirmi. Ora conto fino a venti prima di accendermi. Se tornassi indietro non farei alcune scelte che mi hanno fatto sbattere il muso, ma quando si è giovani bene o male si fanno scelte affrettate. Se c’è una cosa che mi fa molto arrabbiare, è la falsità, come quando so che c’è una persona che non mi stima ma davanti a me parla bene di me”.



A “Ciao Maschio”, Salvo Sottile racconta guardandosi indietro: “Facevo il fotografo e i filmini dei matrimoni. Mi pagavano in nero. Avevo qualche soldo da parte che mi permetteva di fare qualcosa extra. Stavo molto attento agli sguardi, ai volti, alle mani… Questo mi è servito dopo, quando ho cominciato a fare il giornalista. I dettagli fanno la differenza”.



Salvo Sottile: “Da bambino venivo bullizzato”

Un salto ancor più nel passato, Salvo Sottile lo fa parlando della sua infanzia: “Non ero forte. Da bambino sono stato bullizzato, ero sovrappeso e venivo preso in giro dai compagni. Mia mamma mi portava a giocare in piazza a pallone e gli altri bambini non volevano giocare con me, neanche mi si avvicinavano. Allora stavo lì fino a quando mia mamma non tornava a prendermi. E io dovevo fare i conti con tutto questo, avendo le spalle forte. C’è chi sopporta e chi purtroppo non sopporta e fa una brutta fine. Io molti di quei ragazzini li ho rivisti e ho avuto il coraggio di guardarli in faccia, e loro avevano quasi soggezione. È il gioco della vita”.



Salvo Sottile si definisce poi “profondo” e spiega: “Io non sono uno che parla molto ma che va molto in profondità. Non mi è mai piaciuta la parte superficiale delle cose, sono abituato ad andare oltre”. Figlio di Palermo, il conduttore racconta: “Per me è stata una palestra di vita. Ho imparato a interpretare gli sguardi e i silenzi. Mi sono ritrovata a 19 anni ad assistere alla strage di Capaci, qualcosa di più grande di me. C’era paura, sconcerto, quello di sentire su di me la sconfitta di questo grande uomo”.