Nella seconda parte del processo per l’omicidio di Saman Abbas, su cui “Un giorno in Pretura” accende i riflettori con la puntata di oggi, sabato 21 settembre, in onda alle 23:40 su Rai 3, ci si sofferma anche sulla figura del fratello della ragazza pakistana, uccisa nel 2021 a Novellara per essersi ribellata al matrimonio che la famiglia aveva combinato. Il fratello Ali Heider si è ritrovato in una posizione molto difficile, perché è stato il principale accusatore della famiglia, che è stata condannata in primo grado: i genitori all’ergastolo, lo zio Danish Hasnain a 14 anni, invece i due cugini sono stati assolti.
Eppure, inizialmente il fratello di Saman era rimasto in silenzio, per assecondare la richiesta del padre, che gli aveva chiesto di non dire nulla. Alla fine, ha deciso di raccontare tutta la verità, superando la paura per il padre e lo zio. La sua testimonianza è stata importante, perché il ragazzo ha spiegato di aver sentito il padre usare la parola «scavare» e l’espressione «passare dietro le telecamere».
Il ragazzo sapeva che la sorella era stata seppellita, in quanto durante la scomparsa aveva chiesto a un cugino dove fosse per poterla riabbracciare per l’ultima volta, apprendendo che era sotto terra. Un racconto doloroso quello fatto in aula da Ali Heider, ma fatto pur di dare il suo contributo per dare giustizia alla sorella.
IL RACCONTO IN AULA DEL FRATELLO DI SAMAN ABBAS
In aula ha riferito anche di una telefonata avvenuta dopo la scomparsa di Saman Abbas, in cui lo zio annunciava il suo piano di fuga che coinvolse anche lui, che all’epoca dei fatti era minorenne. Ma a Imperia fu individuato e portato in Questura, poi trasferito in comunità. Invece, lo zio e i cugini furono fermati tra Francia e Spagna.
Non sono mancati i sensi di colpa per aver mandato alla famiglia una foto della sorella che baciava il fidanzato, ma da piccolo condivideva la loro stessa mentalità, quindi era convinto che la sorella stesse sbagliando. Per l’incubo vissuto avrebbe anche provato a farsi del male, infatti in comunità a Parma avrebbe bevuto del profumo, ma anche dalle intercettazioni risalenti ai mesi successivi alla scomparsa della sorella emerse la sua volontà di suicidarsi. Tante le pressioni subite dal ragazzo, anche per non andare a deporre.
LA MANCATA IMPUTAZIONE E L’ULTIMO SALUTO
Peraltro, Ali Heider ha rischiato di finire nei guai per la scomparsa e morte di Saman Abbas. In seguito a un’intercettazione telefonica col padre, in cui questi cercava di convincerlo a non incolpare un parente, il ragazzo fu inserito nella lista degli indagati per concorso in omicidio, un passaggio che invalidò le sue precedenti dichiarazioni nel processo. A fine mese, però, in aula ammise di aver mentito perché il padre glielo aveva ordinato.
Alla fine, la procura per i minorenni di Bologna decise di non imputare il fratello di Saman, non riscontrano elementi per poter avanzare l’ipotesi di un coinvolgimento nell’omicidio e nella soppressione del cadavere della sorella. Solo nel marzo scorso, con il funerale della ragazza, la vicenda si è potuta chiudere. In tale occasione il fratello ha fatto scrivere su una stele posta sulla tomba un messaggio e la forma di una farfalla: «Sei sempre stata la sorella più forte e coraggiosa. Mi mancherai ogni giorno, ogni momento, ogni notte».