Dopo le inquietanti parole del fratello di Saman Abbas che avrebbe confermato i dubbi degli inquirenti, e dopo che il cugino Ikram Ijaz arrestato in Francia, questa mattina è stato condotto nel carcere di Reggio Emilia, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, proseguono le ricerche del corpo della 18enne pakistana. Per gli inquirenti sarebbe stata uccisa in quanto si sarebbe opposta a un matrimonio combinato. In queste ore, come spiega Repubblica nell’edizione online, le ricerche dei carabinieri si sarebbero concentrate in particolare in una zona intorno alle serre nella campagna di Novellara. Gli inquirenti avrebbero puntato su un punto ben preciso, tra alcune serre dell’azienda di cocomeri.



Il colonnello dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Emilia, Cristiano Desideri, ha commentato in merito: “Stiamo lavorando su un’area che riteniamo verosimile per poter individuare il corpo della ragazza. Le ricerche sono in corso e auspichiamo un esito risolutivo anche grazie a strumentazioni tecniche come l’elettro-magnetometro che mappa in profondità il terreno per poi andare a ricercare le anomalie non conformi ai parametri inseriti nel software di gestione”. E sul perché di quel punto, ha aggiunto: “In base anche alle immagini acquisite della videosorveglianza abbiamo studiato il comportamento degli indagati”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“HA MINACCIATO DI UCCIDERE ANCHE ME”

Sono davvero scioccanti le rivelazioni del fratello di Saman Abbas, la giovane ragazza pakistana scomparsa essersi ribellata ad un matrimonio combinato da parte della famiglia. Secondo il supertestimone la giovane 17enne sarebbe stata uccisa dallo zio Danish e poi fatta sparire: “Mio zio ha ucciso Saman – le dichiarazioni del ragazzo mandate in onda ieri sera dalla trasmissione di Rete 4, Fuori dal Coro – ho paura di lui perchè mi ha detto che se lo avessi rivelato ai carabinieri mi avrebbe ucciso”. Quindi ha raccontato come è avvenuto l’omicidio presso la serra dove lavorano il papà di Saman nonché lo zio e due cugini, e dove gli inquirenti stanno cercando il cadavere della giovane: “E’ arrivato da dietro le telecamere passando fra le serre pershè sapeva che c’erano le telecamere. Ho udito che lui diceva ai miei genitori ‘ora andate in casa, ci penso io’”. A quel punto i genitori sono tornati a casa senza Saman: “Dopo lo zio Danish è tornato ed ha dato a papà lo zaino di Saman dicendo di portarlo a casa e di nasconderlo senza senza farlo vedere alle telecamere”.



Non è chiaro come Saman sia stata uccisa, ma il fratello ha un sospetto: “Secondo me l’ha uccisa strangolandola perchè quando è arrivata a casa non aveva nulla in mano, mi minacciava di non dire nulla ai carabinieri altrimenti mi avrebbe ucciso. Gli ho chiesto dove avesse messo il corpo, volevo abbracciarla un’ultima volta, mi ha detto di non potermela dire”. Il padre è stato in silenzio fino ad ora perchè se no avrebbe fatto la fine della sorella: “Se mio padre avesse detto ai carabinieri quanto avvenuto, mio zio avrebbe ucciso mio padre e tutta la nostra famiglia, tutti abbiamo paura di mio zio perchè non ha il cervello per pensare a ciò che fa. Ho anche pensato di uccidere mio zio Danish mentre dormiva, visto che lui aveva ucciso mia sorella, ma poi ho pensato che ci avrebbero pensato i carabinieri”. Quindi il fratello della vittima conclude con parole inquietanti: “Nella nostra cultura quando una ragazza smette di essere musulmana viene uccisa. Lei era musulmana ma non si comportava come tale. Nel Corano c’è scritto che se una smette di essere musulmana deve essere sepolta viva con la testa fuori dalla terra e poi uccisa col lancio di sassi in testa”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SAMAN ABBAS UCCISA IN 13 MINUTI, FRATELLO “NOSTRO ZIO L’HA STRANGOLATA POI HA PIANTO”

Saman Abbas è stata uccisa, non ci sono dubbi per gli inquirenti, secondo cui ci sono voluti 13 minuti. Dalle 00:09 del 1° maggio, quando le telecamere la riprendono che esce di casa con lo zainetto in spalla, seguita dai genitori, alle 00:22, quando il padre torna a casa da solo, ma con lo zainetto in mano. Così hanno stroncato il tentativo di fuga della 18enne. Ciò è quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Shabar Abbas, padre di Saman, della madre Nazia Shaheen, dello zio Danish Hasnain e dei cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Tutti sono accusati di omicidio premeditato. La ricostruzione emersa dalle telecamere dell’azienda agricola in cui Abbas e i suoi lavorano corrisponde con la testimonianza del fratello minore di Saman. Ha raccontato che quella sera stava scappando dopo una lite con i genitori. «Datemi i documenti», avrebbe urlato ai genitori. Il padre le ha chiesto se voleva sposare qualcuno, lei ha risposto che voleva solo andare via, non sposare qualcuno. «Poi ha preso le sue cose ed è fuggita». Da novembre era stata accolta in una comunità protetta. Aveva anche denunciato i genitori che volevano costringerla ad un matrimonio combinato in Pakistan. Era tornata a casa più volte per recuperare i documenti, l’ultimo tentativo gli è stato fatale. Poco prima del suo ultimo tentativo di fuga il padre aveva chiamato Danish avvertendolo della fuga di Saman. Quindi i 13 minuti in cui lo zio compie il delitto. Per gli inquirenti è l’esecutore materiale.

«Secondo me lo zio l’ha uccisa strangolandola, anche perché quando è venuto a casa non aveva nulla in mano», ha raccontato il fratello di Saman Abbas. Inoltre, ha ricordato che dopo lo zio «ha pianto molto, e diceva a me di non piangere». Anche il padre «si è sentito male e ha iniziato a piangere, stava quasi per svenire per mia sorella». Allora ha chiesto allo zio dove fosse il corpo, «perché volevo abbracciarla per l’ultima volta. Lui mi ha risposto di non potermelo dire». Anzi, sono cominciate le minacce: «Non dire niente ai carabinieri, o ammazzo anche te». Un omicidio premeditato che per la gip di Reggio Emilia è stato eseguito dallo zio, il quale poi ha nascosto il cadavere con l’aiuto dei cugini. Era stato programmato a tavolino, come emerso pure dalle immagini dei giorni precedenti, in cui si vedono i tre scavare una buca. I genitori di Saman Abbas però erano consapevoli. «È certo che avessero programmato anche di ucciderla per punirla dell’allontanamento dai precetti dell’Islam e per la ribellione alla volontà familiare, nonché per le continue fughe di casa», scrive la giudice. Premeditata anche la fuga: gli Abbas avevano comprato il 26 aprile i biglietti del volo con cui sono rientrati in Pakistan il 1° maggio. Lo zio è fuggito qualche giorno dopo con i cugini e il fratello della ragazza. Lui è stato fermato e affidato ad una comunità, invece gli altri tre hanno proseguito verso la Francia. Ma Ijaz è stato fermato dalla polizia francese, gli altri due invece sono ricercati in tutta Europa. (agg. di Silvana Palazzo)

“SAMAN ABBAS STRANGOLATA DALLO ZIO”

Il caso di Saman Abbas ha tenuto banco anche nella puntata di “Storie Italiane” andata in onda oggi, martedì 8 giugno 2021, durante la quale è stato rivelato che il fratello della giovane avrebbe riferito agli inquirenti che a ucciderla sarebbe stato lo zio mediante la tecnica dello strangolamento, dato che non avrebbe avuto armi con sé. Nonostante sia trascorso un mese dalla sua scomparsa, le speranze di ritrovare il suo corpo sono molto forti e le indagini proseguono senza soluzione di continuità: in tal senso, domani saranno condotte ricerche con un elettromagnetometro collegato a un drone e con l’impiego dei cani molecolari. Sulla questione è intervenuta Vladimir Luxuria: “Saman era una ragazza dolce, voleva truccarsi e farsi i selfie come tutte le sue coetanee. È stata condannata a morte dalla sua famiglia e per questo non voglio assolutamente sentire parlare di cultura e di religione”. La comunità islamica ha preso le distanze da qualsiasi forma di matrimonio combinato e il caso di Saman rappresenta soltanto la punta di un iceberg di un fenomeno ancora troppo presente.

SAMAN ABBAS “SE NON MI SENTI TRA 48 ORE CHIAMA POLIZIA”

Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa da oltre un mese e che si sospetta ormai sia stata uccisa, forse dal suo stesso zio, si sentiva minacciata, tanto che a “Storie Italiane” è stato rammentato che aveva chiamato nelle ore precedenti una sua amica dicendole: Se non mi senti, tra 48 ore chiama la polizia. Due mesi prima si era rivolta ai servizi sociali perché si sentiva minacciata ed era stata portata in una casa protetta. Il 3 maggio 2021 gli assistenti sociali hanno bussato alla porta della casa della famiglia di Saman, che nel frattempo aveva scelto di tornare a vivere con i suoi cari. Il 30 aprile 2021 le telecamere hanno inquadrato Saman uscire di casa e andare verso i campi con i suoi genitori, poi poco dopo madre e padre tornano senza la figlia, il padre esce di nuovo e ritorna tenendo in mano lo zainetto che Saman aveva con sé nelle precedenti immagini.