Continuano ad emergere particolari inquietanti in merito alla vicenda che ha portato alla morte di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa ad aprile dell’anno scorso da Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Il Corriere della Sera ha pubblicato nelle scorse ore le pagine del ‘diario’ dalla stessa Saman, la testimonianza resa agli inquirenti in cui la stessa raccontava il dramma vissuto. “Un anno fa – spiega in un passaggio la vittima – il 17 novembre 2019, sono andata in Pakistan con mio padre e mia madre per restarvi sino al 14 febbraio del 2020. Il 31 dicembre c’è stato il fidanzamento con mio cugino di 29 anni e il matrimonio era previsto il 22 dicembre 2020. A mio padre, appena ho saputo che voleva che mi sposassi con mio cugino, ho detto che non volevo farlo, sia perché lui era troppo grande sia perché non mi piaceva… E lui mi picchiò”. Frasi che sono agli atti, contenute in un’ordinanza del Riesame, e che sono molto importanti per capire il quadro famigliare che potrebbe aver portato poi al delitto di Saman, avvenuto secondo una recente “testimonianza” del cugino, tramite strangolamento poi corpo fatto a pezzi e gettato nel Po.



Nell’estate del 2019 Saman era fuggita in Belgio per stare con un ragazzo conosciuto in chat e quando rientrata a casa era stata picchiata dal padre, Shabbar, contrario alla vicenda. «Le reazioni di mio padre erano violente a livello fisico – si legge ancora nel ‘diario’ – mi picchiava. Una volta, circa cinque mesi fa, ha lanciato un coltello nella mia direzione, non ha colpito me ma il mio fratellino, ferito a una mano. Nonostante perdesse molto sangue e io avessi detto di volerlo accompagnare al Pronto soccorso, nostro padre ha detto che non era possibile e ha chiuso la porta di casa. Era presente anche mia madre che però non ha detto né fatto niente…».



SAMAN ABBAS, IL DIARIO: “CI HA CACCIATI DI CASA, DORMIVAMO IN STRADA”

E ancora: «Spesso è capitato che mio padre cacciasse di casa me, mia madre e mio fratello e andava a finire che dormivamo per strada, sul marciapiede. Ci cacciava dicendo: “Questa è casa mia, andate via!”. Lo diceva sia a me che a mia madre. Spesso era ubriaco e mi picchiava per motivi diversi. Mi picchiava perché io volevo andare a scuola e lui era contrario. Infatti io ho finito la terza media facendo l’esame, ma quando gli ho detto che volevo iscrivermi alle superiori lui ha detto no, picchiandomi».

Botte «di continuo – prosegue Saman Abbas – prima del fidanzamento con mio cugino, soprattutto quando beveva». E dopo il fidanzamento «anche se non era ubriaco mi picchiava perché io gli dicevo, anche un po’ arrabbiata, che non volevo sposarmi…». Inquietante quanto avvenuto pochi mesi prima di morire: Shabbar, stavolta nel suo Paese, si è presentato «a casa dei genitori del mio fidanzato. Era con altri uomini, erano tutti armati con pistole e hanno sparato in aria. In tutto vi erano sei auto che giravano attorno all’abitazione di Saquib».