Dopo l’apparizione televisiva a “Chi l’ha visto?”, Saqib, il fidanzato di Saman Abbas, ha preso parte anche alla trasmissione “Dritto e Rovescio”, andata in onda giovedì 1° luglio su Rete 4 e condotta da Paolo Del Debbio. In particolare, il giovane è stato intervistato per raccogliere ovviamente la sua opinione personale sulla scomparsa della sua dolce metà, di cui a Novellara (Reggio Emilia) non si hanno più tracce dallo scorso 30 aprile e che si pensa sia stata uccisa dai suoi familiari per via della sua contrarietà al matrimonio combinato con un cugino in Pakistan.
“Volevo sposarmi con lei perché la mia vita è di Saman”, ha asserito il giovane con un italiano stentato, ma con profonda sincerità nelle sue parole. “Mi manca troppo, dalla sera alla mattina, era il mio primo amore. Il 30 aprile l’ho sentita per l’ultima volta e mi ha detto che aveva troppo paura, paura per la sua vita”. Il punto, però, è un altro: Saman Abbas pensava che i suoi genitori, suo zio o comunque la sua famiglia potessero arrivare a porre fine alla sua esistenza. Saqib non nutre dubbio alcuno: “Era un rischio grande che potessero ucciderla. Io oggi non ho paura di niente, della mia vita non me ne frega niente”.
SAQIB, IL FIDANZATO DI SAMAN ABBAS: “LA MIA FAMIGLIA AVEVA PAURA”
Saqib, fidanzato di Saman Abbas, ha poi proseguito la sua intervista ai microfoni di “Dritto e Rovescio” asserendo che la sua famiglia, il 27 gennaio scorso, ha subìto minacce da parte di quella della ragazza: “Il padre di Saman ha detto che la mia famiglia doveva parlare con me e se non avessi lasciato Saman tutta la famiglia e io saremmo morti. La mia famiglia aveva tanta paura”. Così, mentre il quadro si delinea sempre più, proseguono le ricerche del corpo della giovane, con quattro unità cinofile della polizia tedesca che si uniranno alle forze dell’ordine per individuare il punto in cui sarebbe stata seppellita la diciottenne (il condizionale è d’obbligo, anche se le speranze di ritrovarla in vita sono praticamente nulle, purtroppo).
Saqib ha poi confidato che Saman temeva per la sua vita: “Il 27 aprile ha sentito che lo zio diceva che quando sarebbe arrivata a casa l’avrebbe uccisa. Io le ho detto: ‘Vai subito dai carabinieri, non andare a casa, perché lo sai che la tua famiglia è fatta così’. Lei però aveva bisogno dei documenti. Se fossi andato a casa con lei sarei morto anch’io”.