Continuano le udienze per la morte di Saman Abbas, uccisa dalla famiglia che non accettava la sua voglia di vivere secondo la cultura occidentale e di sposare il ragazzo che lei aveva scelto. Dalle analisi dei tabulati telefonici dei giorni della morte, nel maggio 2021, emergono anche delle chiamate che il fratello di Saman fa al padre, nel periodo in cui Shabbar è all’aeroporto di Milano Malpensa in partenza per il Pakistan. Non si conosce però il contenuto di queste chiamate. Nei giorni seguenti, il fratello, interrogato, prima parla di allontanamento volontario della sorella, poi accusa lo zio Danish.
Intanto Shabbar è in carcere in Pakistan. Diciotto volte è stata rinviata l’udienza per l’estradizione dell’uomo, che anche dal carcere non abbassa i toni. Tramite il legale, continua con le provocazioni: “Shabbar non si fida dello stato italiano. Denuncerà tutti. Il ragazzo è coinvolto, è lui l’ultima che l’ha vista viva, devono indagare su di lui. Per noi i colpevoli sono o il fidanzato di Saman, o qualcuno della comunità italiana”. Proprio il ragazzo è l’ossessione di Shabbar, che minaccia il giovane di violentare le donne della sua famiglia in Pakistan.
La famiglia di Saqib in Italia?
Claudio Falleti, avvocato del fidanzato di Saman, Saqib, spiega che ancora non ci sono novità per quanto riguarda un possibile arrivo della famiglia del ragazzo in Italia. Viste le continue minacce da parte di Shabbar, i legali lavorano proprio per portare in Italia i genitori di Saqib: “Abbiamo visto tutti la violenza di questa famiglia, le accuse. È una situazione terribile. Abbiamo visto che tipo di famiglia sono”, spiega Falleti a Quarto Grado. I genitori, non avendo il passaporto, sperano di arrivare in Italia con un visto che la Farnesina può rilasciare per ragioni umanitarie urgenti.