Shabbar Abbas, il padre di Saman Abbas, ha espresso la sua verità ai microfoni di Chi l’ha visto attraverso il suo avvocato, Akhtar Mahmood. L’uomo continua a negare che ad uccidere la diciottenne a Novellara siano stati lui e la moglie Nazia Shaheen, ancora latitante. “Non è Shabbar Abbas a doversi difendere, ma lo Stato italiano”, ha affermato il legale.
“Lo Stato ha recluso Saman in una comunità per le scuole superiori. La famiglia non voleva e neanche lei. È scappata diverse volte per incontrare i suoi familiari. Le autorità raccontano di uno scontro tra Saman e la famiglia, ma in verità lo scontro era tra Saman e gli enti locali che l’avevano rinchiusa. Non permettevano ai familiari di incontrarla e non le consentivano di pregare come una musulmana. Questi sono i problemi che aveva”, ha ribadito l’uomo. In realtà, era stata proprio Saman a contattare i servizi sociali poiché la famiglia voleva che tornasse in Pakistan per il matrimonio combinato con un cugino molto più grande di lei.
Saman Abbas, padre Shabbar: “Sua morte colpa dell’Italia”. Le parole dell’avvocato
Akhtar Mahmood, l’avvocato di Shabbar Abbas, il padre di Saman Abbas, ha anche ripercorso gli ultimi giorni di vita della diciottenne pakistana. “Saman ha incontrato i genitori il 30 aprile 2021, poi è tornata nella comunità. Non sappiamo se dopo di ciò abbia incontrato qualcun altro. La verità è che quel giorno aveva detto ai genitori per dirgli che voleva lasciare l’Italia per sempre. Molti ragazzi sono spaventati dalla vita in comunità”, questa la sua versione.
E sulla fuga dei genitori della vittima: “Shabbar aveva deciso di lasciare il Paese e trasferirsi in Pakistan, per questo aveva comprato i biglietti qualche giorno prima. Saman aveva detto loro che li avrebbe raggiunti dopo avere recuperato i documenti dalla comunità, che le aveva proibito spostamenti all’interno del Paese”. E conclude: “Sono stato io a dire a Shabbar della morte di Saman quando è stato preso in Pakistan, gli ho detto che il cadavere era stato ritrovato vicino la loro abitazione. Lui lo sapeva già. Mi ha risposto che se il corpo è davvero quello di sua figlia, la famiglia ha il diritto di combattere contro questo crimine e di cercare il vero assassino”.