Danish Hasnain si difende dall’accusa di aver ucciso la nipote Saman Abbas e ogni coinvolgimento nella vicenda della scomparsa della ragazza. Oggi pomeriggio si è tenuto l’interrogatorio davanti al gip Luca Ramponi. Si è concluso dopo meno di due ore e mezza, nelle quali il pachistano 34enne, secondo il Corriere della Sera, avrebbe sostenuto di essere stato «incastrato» per una questione di soldi e terreni. Per i carabinieri e la Procura di Reggio Emilia è lui l’autore materiale e l’organizzatore dell’omicidio della giovane sparita dal 30 aprile da Novellara dopo aver rifiutato un matrimonio combinato. L’interrogatorio è avvenuto in un video collegamento dal carcere.



Oltre al gip c’erano il pm Laura Galli e il maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia, ad ascoltare le parole dello zio di Saman Abbas. Danish Hasnain, che è difeso dall’avvocato Lalla Gherpelli, anche nelle udienze a Parigi ha sempre negato ogni responsabilità nel caso della nipote. Per quanto riguarda il video in cui è ritratto con pala e piede di porco insieme a due cugini, il 29 aprile, quando secondo gli investigatori avrebbero scavato la fossa alla ragazza: «Ha detto che andarono a fare lavori nell’orto».



SAMAN ABBAS, “ZIO SI DICHIARA ALL’OSCURO”

Fuori dal carcere il legale di Danish Hasnain ha spiegato che il suo assistito «si dichiara all’oscuro di cosa possa essere accaduto a Saman». Ma ritiene che si sia «allontanata volontariamente» proprio «in considerazione degli ottimi e affettuosi rapporti che aveva» con la ragazza. Questa sarebbe la versione ricevuta dal fratello Shabbar, padre di Saman Abbas, e dal fratello minorenne di lei, che attualmente si trova in una struttura protetta. Hasnain «tiene molto a proclamare la propria innocenza attraverso la stampa e i media», ha dichiarato l’avvocato Lalla Gherpelli, come riportato dal Corriere della Sera.



Anche se non ha voluto accusare nessuno, lo zio di Saman Abbas ha ventilato la possibilità che il nipote abbia lanciato accuse nei suoi confronti perché «spaventato e condizionato dal padre Shabbar, anche in considerazione di un potenziale vantaggio di natura economica che deriverebbe dalla sua condanna». Il legale, infatti, ha spiegato che i due fratelli in Pakistan «sono comproprietari di un terreno e qualora lui fosse condannato spetterebbe di diritto a Shabbar».