Nuovo rinvio di udienza sull’estradizione del padre di Saman Abbas, Shabbar: in Pakistan va in scena l’ennesimo atto di quella che ormai sembra un’odissea senza sbocco, con il giudice di Islamabad che avrebbe disposto un aggiornamento al prossimo 21 febbraio per “assenza delle parti”. Si tratta di un altro buco nell’acqua dopo gli oltre 10 rinvii registrati finora, una situazione che allontana di giorno in giorno l’ipotesi che l’uomo, accusato dell’omicidio della figlia Saman in concorso con altri quattro parenti (tra cui la moglie ancora latitante, Nazia Shaheen) nel processo che si è aperto il 10 febbraio scorso a Reggio Emilia, arrivi alla sbarra in Italia.



La sorte giudiziaria di Shabbar Abbas, dopo l’arresto avvenuto a metà novembre nel Punjab e il successivo trasferimento in un carcere della capitale pakistana, appare denso di incognite e potrebbe sfumare nella totale impunità in patria. Nel frattempo, i tre familiari arrestati nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Saman – lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq – hanno affrontato la prima udienza da imputati. Shabbar Abbas e sua moglie Nazia, la madre di Saman, restano al momento al riparo dalla giustizia italiana e la donna non sarebbe neppure ricercata in patria. La Procura di Reggio Emilia avrebbe avanzato richiesta di giudicare Shabbar in videoconferenza.



Shabbar Abbas, cosa succede dopo il nuovo rinvio sull’estradizione del padre di Saman

Cosa succede adesso che, per l’ennesima volta, l’udienza sulla estradizione del padre di Saman è stata rinviata? La domanda non ha una risposta chiara: l’uomo, tra i cinque imputati, a vario titolo, dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della 18enne uccisa a Novellara nel 2021, potrebbe sfuggire alla giustizia italiana così come sua moglie, Nazia Shaheen, la cui posizione in Pakistan risulterebbe ancora più complessa perché non sarebbe nemmeno ricercata.

La donna e suo marito, genitori della giovane Saman uccisa e seppellita senza pietà sotto un casolare diroccato della città emiliana in cui viveva, erano partiti alla volta del Paese d’origine all’indomani della scomparsa della figlia, il 1° maggio di due anni fa, e non sono mai rientrati in Italia. Il padre di Saman è stato arrestato ma sul suo eventuale trasferimento in Italia gravano pesanti incognite, mentre la moglie Nazia risulta latitante dal momento dell’allontanamento dal suolo italiano. Entrambi, secondo gli inquirenti, avrebbero concorso al delitto secondo un piano premeditato ed eseguito in famiglia per punire con la morte la 18enne che si sarebbe ribellata al loro volere, “rea”, stando alle carte dell’inchiesta, di aver opposto resistenza a un matrimonio forzato.