Il padre di Saman, Shabbar Abbas, non sembra intenzionato a cambiare rotta e insiste contro l’Italia e il fidanzato di sua figlia, Saqib, affermando di essere lui stesso “vittima” di una sorta di congiura per farlo passare come assassino. L’uomo, in attesa di decisione del governo del Pakistan sull’eventuale estradizione chiesta dalle autorità italiane, avrebbe parlato di un “caso inventato” ai suoi danni e si sarebbe scagliat0 nuovamente contro la cultura occidentale arrivando a sostenere che i suoi figli ne fossero “spaventati”.
Sono alcune delle recenti dichiarazioni che Shabbar Abbas avrebbe reso al magistrato, riportate dal Corriere della Sera, nella cornice della sua professata innocenza rispetto alle pesantissime contestazioni che lo vedono imputato a Reggio Emilia per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Saman. Imputati con lui altri tre parenti – Danish Hasnain, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, rispettivamente zio e cugini della 18enne uccisa – e la moglie (finora latitante in patria) Nazia Shaheen. Il padre di Saman sostiene che a suo carico non vi sia alcuna prova e che gli inquirenti dovrebbero invece concentrarsi nellle indagini su quelli che lui chiama “i veri colpevoli” del delitto.
La madra di Saman Abbas, Nazia, ancora latitante
Il processo per l’omicidio di Saman si celebra a Reggio Emilia ed è iniziato il 10 febbraio scorso con tre imputati presenti fisicamente davanti alla Corte d’Assise. Il padre della 18enne uccisa a Novellara nel 2021, Shabbar, è ancora in Pakistan in attesa di eventuale estradizione e può partecipare alle udienze in videocollegamento. Il prossimo appuntamento in aula è fissato per l’8 settembre prossimo, ma dei cinque imputati c’è ancora chi sfugge alla giustizia: Nazia, moglie di Shabbar e madre della vittima che risulta irreperibile dal momento del suo ritorno in patria, avvenuto all’indomani della scomparsa di sua figlia. Difficilissimo che arrivi alla sbarra per rispondere delle accuse mosse a suo carico nell’ambito dell’inchiesta sul delitto.
La sentenza di primo grado sarebbe attesa entro il mese di novembre e poche ore fa una nuova serie di dichiarazioni del padre di Saman, contenuta in una relazione in mano al giudice di Islamabad, ha fatto irruzione tra le cronache. L’uomo continua a dirsi estraneo all’uccisione della ragazza e punterebbe ancora il dito contro il fidanzato, Saqib, e contro alcuni parenti come lo zio di Saman. Ma non è tutto, perché Shabbar Abbas ne avrebbe anche contro le stesse autorità italiane che hanno condotto le indagini fino a portarlo sul banco degli imputati: “Hanno voluto dare una lezione a chi non adotta la cultura occidentale. Mi appello al governo del Pakistan affinché indaghi i reali colpevoli dell’omicidio di mia figlia“. Nella versione che il padre di Saman aveva fornito ai magistrati prima del ritrovamento del cadavere, sepolto in un casolare diroccato a meno di un chilometro dalla loro abitazione di Novellara (Reggio Emilia), l’uomo aveva sostenuto di voler tornare in patria perché i suoi figli, Saman compresa, “erano spaventati dalla cultura locale e dalla vita nella comunità bolognese”. Secondo Shabbar, ogni accusa mossa contro di lui e la sua famiglia sarebbe frutto di mere ipotesi prive di fondamento: “Mia figlia stava nella nostra casa per sua volontà, non l’ho rapita, non sono vere le storie sulla questione religiosa. Saman ci avrebbe raggiunto a breve in Pakistan, ma sotto la spinta di Saqib e di altri in malafede è stato montato un caso inventato contro la mia intera famiglia. Loro l’hanno uccisa, non io“.