Una tegola si abbatte sulla difesa di Shabbar Abbas in Pakistan: il padre di Saman, la 18enne uccisa a Novellara nel 2021 per il cui delitto sono imputati i genitori e altri tre parenti, resta in carcere. Il giudice di Islamabad ha respinto l’istanza di rilascio su cauzione avanzata dal suo legale, Akhtar Mahmood. Attesa la decisione sull’estradizione proposta dall’Italia, dove lo attende il processo apertosi a Reggio Emilia il 10 febbraio scorso per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della figlia.



Accusati a vario titolo sono proprio Shabbar Abbas, sua moglie Nazia Shaheen, madre della vittima ancora oggi latitante, lo zio di Saman, Danish Hasnain – indicato quale esecutore materiale del delitto dal fratello minore della ragazza – e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Questi ultimi tre sono arrivati alla sbarra dopo l’arresto, mentre per la posizione del papà di Saman la strada appare ancora in salita: il trasferimento dal suo Paese non è un passo scontato e il Pakistan potrebbe non accordare l’estradizione. Saman Abbas era scomparsa la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 dalla sua casa di Novellara e il suo cadavere, su indicazione dello zio oggi imputato, è stato ritrovato dopo oltre un anno sepolto sotto due metri di terra in un casolare abbandonato a meno di un chilometro dall’abitazione che fu teatro dell’ultimo avvistamento della vittima.



Il padre di Saman resta in carcere, attesa decisione sull’eventuale estradizione

La notizia del no alla richiesta di rilascio su cauzione avanzata dall’avvocato di Shabbar Abbas per il suo assistito in Pakistan è arrivata questa mattina. L’uomo, accusato di aver partecipato all’uccisione della figlia in concorso con altri quattro parenti tra cui la moglie (Nazia Shaheen, ancora latitante), è stato arrestato nel Punjab mesi fa e resta ora in attesa di conoscere la decisione del giudice di Islamabad sulla sua eventuale estradizione. Una procedura proposta dall’Italia e sulla quale ancora incombono non poche incognite: sono ormai 17 i rinvii dell’udienza per arrivare alla risposta della giustizia pakistana, e il via libera al trasferimento non è scontato.



Secondo la Procura di Reggio Emilia, Saman Abbas sarebbe stata assassinata nel contesto di un piano premeditato in famiglia per essersi opposta alle nozze forzate con un parente in patria. La giovane, stando all’impianto di elementi raccolti a carico degli imputati, sarebbe stata punita con la morte per aver scelto di vivere all’occidentale e per aver continuato la sua storia d’amore con un giovane inviso ai parenti, Saqib, fidanzato di Saman e primo accusatore degli Abbas. Dal carcere, lo zio della 18enne Danish Hasnain, indicato dal fratello minore della vittima quale esecutore materiale dell’omicidio, continua a respingere ogni addebito e avrebbe dichiarato di essere finito lui stesso nel mirino dei parenti per aver sostenuto la relazione tra la nipote e Saqib. È stato Hasnain ad indicare il luogo dell’occultamento del corpo di Saman agli inquirenti, affermando di aver preso parte solo a questa fase del delitto e in misura, a suo dire, secondaria: secondo la sua versione, sarebbe stato coinvolto dai cugini per seppellire il cadavere e li avrebbe “solo” accompagnati sul posto. Un rimpallo di accuse e di versioni ancora tutte da vagliare.