Shabbar Abbas, recentemente estradato dal Pakistan e processo a Reggio Emilia per l’omicidio della figlia Saman con altri 4 parenti – tra cui la moglie Nazia, tuttora latitante in patria – avrebbe pianto, in aula, nel corso dell’udienza in cui Cristina Cattaneo, anatomopaloga incaricata dalla Procura per gli accertamenti sul cadavere della 18enne uccisa a Novellara, ha tracciato una ricostruzione della dinamica del delitto e degli ultimi istanti di vita della giovane prima dell’atroce morte.



L’uomo avrebbe rifiutato di vedere le immagini del corpo straziato della ragazza, seppellita in una fossa scavata tra le macerie di un casolare diroccato a meno di un chilometro dall’abitazione in cui fu vista, per l’ultima volta, la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 con i genitori per essere poi attirata in trappola e, secondo l’accusa, morire per mano della sua famiglia. La relazione medico legale sulla fine di Saman confezionerebbe un resoconto sconvolgente del delitto: la 18enne sarebbe morta per strozzamento e poi sarebbe stata sepolta nel luogo in cui è stata trovata, dopo un anno e mezzo di ricerche, su indicazione dello zio Danish Hasnain oggi tra gli imputati.



Com’è morta Saman: gli ultimi istanti secondo i medici legali

Nei giorni scorsi, riporta Ansa, è stata depositata la consulenza definitiva relativa all’autopsia sul corpo di Saman e le conclusioni degli esperti incaricati dalla Procura la stanno esponendo in Corte d’Assise a Reggio Emilia. Secondo i consulenti, Saman sarebbe stata uccisa per strozzamento e poi sepolta nella fossa del casolare dove è stata trovata, una buca che sarebbe stata scavata con badili compatibili con quelli repertati nelle abitazioni dello zio Danish Hasnain e dei due cugini imputati, Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz.



Anche il padre di Saman, Shabbar Abbas, estradato poche settimane fa, è alla sbarra con l’accusa di essere l’ideatore dell’omicidio insieme alla moglie, Nazia Shaheen, la sola ancora latitante. I genitori della vittima, secondo la ricostruzione a loro carico, avrebbero deciso di ucciderla perché si era ribellata a un matrimonio forzato con un cugino in patria. La relazione autoptica, riporta Il Resto del Carlino, sarebbe lunga circa 500 pagine e cristallizzerebbe i lineamenti di un delitto efferato. A firmare il documento Cristina Cattaneo, il collega anatomopatologo Eugenio Biagio Leone e il genetista forense Roberto Giuffrida. “Il corpo era molto compromesso – ha sottolineato Cattaneo in aula -. L’esumazione è stata complicata dall’incastro della testa e dei piedi dentro due nicchie create nella fossa“. Secondo i medici legali, Saman sarebbe morta per “asfissia meccanica dovuta a frattura dell’osso ioide“, probabilmente strozzata, quindi uccisa a mani nude. L’agonia della 18enne potrebbe essere durata circa “8 minuti” e la consulenza conterrebbe un dato che rafforzerebbe l’ipotesi della premeditazione:  la fossa sarebbe stata scavata in sei momenti diversi, come dimostrerebbe le stratificazione del terreno rilevata dagli esperti in sede di rilievi ed esumazione. Significa che la “tomba” sarebbe stata creata in differenti step nel corso di più giorni o settimane, ben prima che la giovane venisse assassinata. “Il fatto che il terreno sia ben stratificato determina che questa parte del riempimento si sia in realtà costituita da una serie di 6 eventi che si sono susseguiti nel tempo e che non possono assolutamente essersi depositati in un unico momento“, avrebbero evidenziato i consulenti del pm nella relazione finale riguardo al luogo in cui il cadavere fu occultato e ritrovato, dopo oltre un anno di ricerche. il 18 novembre del 2022. Tale scenario andrebbe a incidere notevolmente nel quadro di aggravanti sulla posizione degli imputati.