L’arresto di Shabbar Abbas, padre di Saman chiamato a rispondere del delitto della 18enne a Reggio Emilia dal prossimo febbraio – nella veste di imputato con altri quattro parenti tra cui la moglie ancora latitante Nazia Shaheen -, ha aperto a un lungo iter per l’eventuale estradizione dal Pakistan. Un percorso per nulla scontato e per nulla facile che, nelle ultime ore, come riportato dall’Ansa, avrebbe registrato un nuovo rinvio per continuare a trattare la questione. L’udienza per decidere sul trasferimento dell’uomo in Italia è stata fissata al prossimo 10 gennaio, dopo quella di ieri tenutasi regolarmente presso la corte distrettuale di Islamabad da cui tanti, forse, si aspettavano una svolta.
La vicenda di Saman torna a Quarto Grado, mentre si guarda a quelli che saranno i risultati dell’autopsia condotta sul cadavere trovato a poche centinaia di metri dalla casa in cui la ragazza viveva a Novellara. I medici legali si sarebbero trovati di fronte a un corpo sostanzialmente “integro“, ma serviranno ulteriori accertamenti per chiarire le cause del decesso. I resti sono stati rinvenuti sepolti in una buca scavata in un casolare parzialmente crollato, oltre un anno dopo la scomparsa della giovane (avvenuta nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021). Secondo gli inquirenti, Saman sarebbe stata uccisa nel contesto familiare, “punita” con la morte per essersi opposta a un matrimonio combinato dai genitori in Pakistan. Sotto accusa per le ipotesi di omicidio premeditato, sequestro di persona e occultamento di cadavere, cinque parenti della vittima: il padre e la madre (l’unica ancora fuggitiva, dopo la partenza per il Pakistan con il marito all’indomani della sparizione della figlia), due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. e lo zio Danish Hasnain (indicato dal fratello minore di Saman quale esecutore materiale del delitto e presunto autore dell’indicazione che avrebbe portato al ritrovamento del corpo).
Il padre di Saman ancora in Pakistan: il punto sull’iter per l’estradizione
È notizia di poche ore fa che l’udienza per valutare l’eventuale estradizione di Shabbar Abbas, padre di Saman, si sarebbe tenuta ieri regolarmente ma al suo esito sarebbe stato fissato un nuovo appuntamento davanti al giudice. Un altro rinvio, di fatto, per continuare a vagliare la questione sulla richiesta avanzata dall’Italia per portarlo a processo dal prossimo 10 febbraio a Reggio Emilia. Lo riporta Ansa, secondo cui si sarebbe registrata l’assenza del difensore dell’uomo.
Il padre di Saman Abbas è stato arrestato circa un mese fa nel Punjab ed è stato trasferito a Islamabad, baricentro delle attenzioni dell’Italia che ora guarda all’esito delle valutazioni dei giudici pakistani con non pochi interrogativi. L’estradizione di Shabbar Abbas e, nell’eventualità di un arresto, di Nazia Shaheen, non è una procedura scontata. Il sospetto non escluso è che i coniugi possano in qualche modo trovare “protezione” in patria e a quel punto gran parte degli sforzi italiani sarebbe vanificata. Inoltre, la data dell’udienza fissata ieri per Shabbar Abbas, 10 gennaio 2023, secondo quanto emerso sarebbe l’ultima disponibile: per l’ordinamento pakistano, i termini entro cui arrivare a una decisione scadono due mesi dopo il fermo. E c’è un’altra serie di incognite che avanzano nelle trame dell’orizzonte giudiziario a carico dei genitori di Saman, secondo quanto sottolineato dal giornalista Ahmad Ejaz ai microfoni de Il Giornale: l’assenza di “reciprocità” tra Italia e Pakistan peserebbe come una scure sull’ipotesi estradizione. Una formula “di cortesia”, ha precisato Ejaz, “sembrava realizzabile”, ma non certa. Infine, la madre della 18enne, secondo il giornalista, difficilmente verrà estradata: “Non credo che il Pakistan consegnerà all’Italia una donna, per di più una casalinga (…). Il Pakistan non ha mai assicurato che avrebbe restituito anche lei”.