Per la prima volta, da quando si è aperto il processo per la morte di Saman, il padre della 18enne uccisa a Novellara ha partecipato al dibattimento in Corte d’Assise grazie a un videocollegamento dal Pakistan. La procedura era slittata diverse volte per presunti problemi tecnici e oggi l’uomo, tra i cinque imputati del delitto e dell’occultamernto del cadavere della ragazza, ha potuto presentarsi a distanza per rispondere delle gravissime accuse a suo carico.



La grande assente in aula resta Nazia Shaheen, madre di Saman latitante dall’indomani della scomparsa – e secondo la Procura, dell’uccisione – della vittima, datata 1° maggio 2021. La donna risulta ancora irreperibile e nessuno, nel suo Paese d’origine, la starebbe cercando attivamente per portarla alla sbarra in Italia. Sulla posizione del marito Shabbar, arrestato mesi fa nel Punjab, pende una richiesta di estradizione a cui le autorità pakistane non hanno ancora risposto. Sono accusati a vario titolo di un coinvolgimento nell’omicidio anche lo zio della 18enne, Danish Hasnain (indicato dal fratello minore di Saman quale esecutore materiale), e i due cugini della giovane, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Hasnain è colui che ha portato al ritrovamento del corpo, nell’ottobre scorso, conducendo gli inquirenti sulla scena dell’occultamento (un casolare abbandonato a meno di un chilometro dall’abitazione di Novellara in cui la vittima fu avvistata per l’ultima volta). Secondo quanto emerso dall’autopsia, Saman sarebbe morta per asfissia meccanica da strangolamento o strozzamento, vale a dire all’esito di un’azione violenta di terzi condotta con l’uso di un oggetto intorno al collo o a mani nude.



Omicidio Saman, il padre Shabbar Abbas per la prima volta a processo: via al videocollegamento dal Pakistan

Vestito di bianco e mascherina anti-Covid sul volto a coprirne parzialmente le sue espressioni: così Shabbar Abbas, secondo Ansa, sarebbe apparso per la prima volta in aula a Reggio Emilia, durante il videocollegamento dal Pakistan con la Corte d’Assise per il processo che lo vede imputato. Accusati con lui altri quattro parenti tra cui la moglie, Nazia, la cui latitanza sembra destinata a durare ancora a lungo anche alla luce di una difficoltà oggettiva, per le autorità italiane, di tenere traccia degli spostamenti della donna in patria.



L’uomo dovrà rispondere dell’accusa di aver concorso all’omicidio della figlia 18enne Saman, per gli inquirenti uccisa nel contesto familiare dopo essersi opposta alle nozze forzate in patria. “È stata dura, ma finalmente ce l’abbiamo fatta“, ha commentato il giudice Cristina Beretti in tribunale dopo il via al collegamento che consente a Shabbar Abbas di partecipare al dibattimento seppur a distanza. Shabbar Abbas avrebbe dichiarato di parlare poco l’italiano e a disposizione, a Islamabad, c’è un interprete che si occuperà di agevolare le comunicazioni con l’imputato.