Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, è ancora latitante. Di lei non c’è traccia da quando, il 1° maggio 2021, è partita alla volta del Pakistan da Novellara (Reggio Emilia) con il marito Shabbar all’indomani della scomparsa di sua figlia. Secondo gli inquirenti, la donna sarebbe coinvolta nell’omicidio della ragazza insieme al coniuge e ai parenti Danish Hasnain, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, rispettivamente zio e cugini della vittima. Sono tutti imputati nel processo per la morte della 18enne, ma Nazia risulta irreperibile.
Quarto Grado torna sul caso con un documento relativo alla presunta trappola che la madre di Saman avrebbe ordito per convincerla a tornare a casa dopo la fuga a seguito dell’orizzonte di un matrimonio combinato con un cugino in patria. Nozze forzate alle quali Saman si sarebbe definitivamente ribellata finendo per essere condannata a morte dalla sua stessa famiglia che poi l’avrebbe seppellita a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, in un casolare abbandonato, a Novellara. Con una telefonata, Nazia avrebbe tratto in inganno Saman facendole credere di volerla accogliere a braccia aperte: “Torna a casa o ci fai morire“, le avrebbe detto durante una chiamata di cui la trasmissione di Gianluigi Nuzzi dà conto nella puntata del 5 maggio. Da quella casa, però, Saman Abbas sarebbe uscita per l’ultima volta la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio di due anni fa, per non farvi più ritorno. Assassinata, secondo l’accusa, dai parenti che volevano imporle un destino al quale lei non si sarebbe mai arresa.
Saman Abbas: la madre Nazia ancora latitante in Pakistan
Da due anni, la tragica storia di Saman non smette di riservare sinistri dettagli. La 18enne viveva con la famiglia, genitori e fratello minore, in un’abitazione a Novellara (Reggio Emilia) e per gli inquirenti sarebbe stata uccisa nel contesto familiare secondo un piano premeditato dai cinque parenti finiti a processo per la sua morte. Il padre di Saman, Shabbar Abbas, è stato arrestato nel Punjab e si trova ancora in Pakistan in attesa di decisione del giudice sull’estradizione chiesta dall’Italia. Nel frattempo, dopo una spirale di rinvii e tentennamenti, avrebbe acconsentito a partecipare al dibattimento che si celebra in Italia in videocollegamento mentre sua moglie, Nazia, non si trova.
La donna è l’unica dei cinque imputati ad essere rimasta finora fuori dalle maglie della giustizia. In patria, secondo indiscrezioni, godrebbe di una rete di protezione che le permetterebbe di vivere in latitanza nonostante le pesantissime accuse che la vedrebbero coinvolta nel delitto della figlia. Il marito avrebbe negato di conoscere la sua localizzazione e al momento non ci sono tracce della donna. Secondo il quadro di elementi a carico raccolti dalle autorità italiane, Nazia potrebbe aver avuto un ruolo chiave nel piano per l’omicidio, fingendo di accettare le volontà della ragazza – che sognava un futuro con il fidanzato Saqib – e negando lo spettro delle nozze forzate con il solo obiettivo di attirarla nuovamente in famiglia per poi piegarla alle loro decisioni.