Samuel Eto’o sarà ospite di EPCC, la trasmissione Sky condotta da Alessandro Cattelan: al centro dell’intervento, presumibilmente, il trascorso nerazzurro dell’attaccante camerunense vista anche la fede calcistica del presentatore. La storia è nota, ed è di quelle che hanno ormai segnato l’epica della nostra Serie A: siamo nell’estate 2009, dopo aver vinto tre scudetti sul campo Zlatan Ibrahimovic lascia l’Inter per andare a vincere la Champions League. Il rapporto con i tifosi e l’ambiente è ormai deteriorato; la cessione è inevitabile, lo svedese vuole il Barcellona e allora Massimo Moratti con un colpo di genio ottiene lo scambio con Eto’o. Che con i blaugrana viveva una situazione simile: reduce dal Triplete, era però ai ferri corti con Pep Guardiola e avrebbe potuto lasciare l’anno precedente, senonchè per il bene della squadra i due avevano seppellito l’ascia di guerra andando incontro a una stagione memorabile, la prima del tecnico catalano che grazie a quella avrebbe poi cambiato il corso degli eventi.
SAMUEL ETO’O E IL TRIPLETE CON L’INTER
Eto’o sbarca dunque a Milano forte di 130 gol in 199 partite con il Barcellona, ma nell’Inter la prima punta è Diego Milito appena arrivato dal Genoa. José Mourinho vara un 4-2-3-1 nel quale il camerunense fa l’esterno largo a sinistra. E’ un trionfo: Eto’o rispetta le consegne diventando una sorta di terzino aggiunto, in quel ruolo gioca praticamente tutta la semifinale di Champions League contro la sua ex squadra (con l’Inter in 10), dopo aver risolto la trasferta di Stamford Bridge. L’Inter vince tutto, diventando la prima e finora unica squadra italiana a centrare il Triplete; l’anno seguente Milito gioca molto meno per problemi fisici e lui segna 37 gol in 53 partite, ma ormai quella squadra nerazzurra ha esaurito le pile e infatti da lì in avanti vivrà anni di declino, aspettando sei anni prima di tornare a giocare in Champions League. Eto’o lascia nell’estate 2011: ha segnato 53 gol (più di uno ogni due partite), ma viene chiamato dai petrodollari dell’Anzhi Makachkala, che dureranno ben poco.
Per lui è l’inizio della lunga parabola discendente della carriera: in sette anni Eto’o veste la bellezza di sette maglie diverse, i gol non mancano ma si fatica a ricordare il suo contributo in campo. Di questi gol, 44 li segna con l’Antalyaspor in due stagioni e mezza: un improvviso e inatteso ritorno di fiamma dopo aver fallito con Chelsea, Everton e… Sampdoria, perché nel gennaio 2015 Massimo Ferrero aveva portato a termine il doppio colpo facendo atterrare lui e Luis Muriel nella galassia blucerchiata. Con la Samp, Eto’o segnerà solo 2 gol; la chiusura della carriera avviene nel Qatar Sports Club, ai margini del calcio che conta. Oggi, al netto dei gol a palate con il Barcellona e del biennio straordinario all’Inter, lo si ricorda per il vivo e feroce attaccamento al suo Camerun (dove ha fondato un’Accademia di calcio) e all’Africa in generale; a proposito, con i Leoni Indomabili ha giocato 118 partite e vinto due Coppe d’Africa e un oro olimpico, contribuendo a rimettere la sua nazionale sulla mappa un decennio dopo il grande exploit dei Mondiali 1990. In Italia, guarda caso.