È in corso in Francia il processo per l’omicidio di Samuel Paty, il professore decapitato da uno jihadista di origini cecene quattro anni fa. La Corte d’assise speciale di Parigi, dopo aver condannato 6 minorenni, è chiamata a giudicare 8 adulti, accusati di aver avuto un ruolo nella macchina infernale che ha seminato l’odio contro il professore e portato alla sua morte. In particolare, due per complicità in omicidio terroristico e altre 6, tra cui una donna, per cospirazione terroristica.
La “colpa” del professore è quella di aver mostrato a scuola una caricatura di Maometto. Per Anzorov, 18enne russo di origine cecena, tanto è bastato per ritenere che il docente avesse insultato il profeta. Dietro questa vicenda, però, c’è anche una storia di menzogne, perché quel meccanismo infernale è stato innescato da una ragazzina che aveva raccontato a casa di essere stata fatta uscire dalla classe e che poi era stata sospesa.
Raccontòche Samuel Paty aveva mostrato alcune vignette di Charlie Hebdo su Maometto e obbligato gli alunni musulmani a uscire dalla classe. In realtà, aveva solo consigliato di voltarsi alcuni secondi per non urtare la loro sensibilità. Inoltre, quel giorno la ragazzina non era in classe, ma era a casa per l’influenza. Quella bugia ha innescato il padre e un attivista islamico e la loro campagna d’odio contro il professore, tra insulti e minacce social, tra cui quelle di Anzorov, che poi ha ucciso il docente e lo ha decapitato.
SAMUEL PATY, PROCESSO AI COMPLICI: CHI SONO
Per i giudici istruttori quei messaggi e video volevano sollevare un sentimento d’odio e, anche se i due non hanno mai invitato o suggerito di uccidere Samuel Paty, lo hanno gettato in pasto ai social consapevoli che sarebbe diventato un bersaglio. Inoltre, il delitto si sarebbe consumato “in un contesto ideologico preciso“, lo stesso del massacro nella redazione di Charlie Hebdo e dietro la strage del Bataclan.
Alla sbarra sono finiti due amici dell’assassino, accusati di essere a conoscenza del progetto omicida e del suo coinvolgimento nella jihad. Uno dei due sarebbe stato presente durante l’acquisto del coltello con cui il professore è stato ucciso. Rischiano fino a 30 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo terrorista.
Ci sono poi 4 imputati “virtuali”, le persone che non conoscevano gli intenti di Anzorov, ma lo hanno “spronato” sul web a vendicarsi. C’è anche una donna, la moglie di un uomo condannato a 14 anni per terrorismo di matrice jihadista.
SAMUEL PATY, L’UDIENZA DI OGGI
La giornata si è aperta con la specialista di ideologia islamista Anne-Clémentine Larroque, per ripercorrere i retroscena della Cecenia e delle vignette del profeta di Charlie Hebdo e dei vari attentati che hanno seguito la loro pubblicazione, poi tocca ai colleghi dell’insegnante e il preside della scuola secondaria dove Samuel Paty lavorava per parlare delle minacce rivolte alla scuola e all’insegnante all’inizio di ottobre 2020, pochi giorni prima della sua uccisione.
Il processo per l’omicidio di Samuel Paty durerà fino al 20 dicembre. La settimana scorsa, durante le prime udienze, solo uno degli otto imputati, Ismail Gamaev, russo di origine cecena, oggi 22enne, ha ammesso la sua colpevolezza. Secondo l’accusa, ha “partecipato attivamente” con Abdoullakh Anzorov e Louqmane Ingar (un altro imputato) a un gruppo Snapchat che scambiava messaggi jihadisti in forma anonima e criptata; pare abbia “incoraggiato” Anzorov nei suoi piani di assassinio nelle settimane precedenti il delitto.