Il 12 gennaio si celebra invece San Bernardo da Corleone. Storia molto particolare quella del Santo, quintogenito di una famiglia composta da ben dieci pargoli Figlio di Leonardo e Francesca Xaxa, Bernardo nacque a Corleone con il nome di Filippo. Fin da piccolo, viene impiegato come operaio nella bottega del padre artigiano. Al lavoro affiancava l’impegno nel mantenere l’ordine pubblico, aiutando la guardia cittadina sfruttando le sue doti di abile spadaccino. Proprio questa sua capacità con la spada lo porterà ad essere sfidato da un tale di nome Vinuiacitu. Il duello lo vedrà uscire vincitore, recando diverse ferite all’uomo sfidante.



Questo però gli causerà dei problemi, che lo costringeranno a diventare latitante dall’anno 1625 al 1629. Un’esperienza che segnò profondamente il vissuto del giovane Filippo, il quale iniziò ad affiancare alle giornate di lavoro anche lunghe sessioni preghiera. Intraprende dunque un percorso di espiazione e penitenza, aiutato nel suo travaglio spirituale dai Frati Minori del convento dei Cappuccini.



San Bernardo da Corleone, la rinuncia

La preghiera con i Frati spingerà San Bernardo da Corleone anche a rinunciare ai suoi panni mondani per entrare nell’ordine. Nel 1631 riceve l’abito talare nel convento di Caltanissetta, cambiando nome in Fra Bernardo. Diventato prete a tutti gli effetti l’anno successivo, Bernardo passerà poi al convento di Palermo, dove resterà dal 1652 fino al giorno della sua morte. Tra gli aneddoti più indicativi della vita di Bernardo troviamo quello secondo il quale, durante il periodo presso il convento di Bivona, un’epidemia di influenza colpì la maggior parte dei suoi confratelli. Per aiutare la comunità, il giovane frate iniziò a fare da assistente agli altri frati, vestendo i panni di medico e infermiere, preparando rimedi e medicamenti per farli tornare in salute. Contratta anche lui la malattia, che lo debiliterà fino alla morte, Bernardo va a staccare la statuetta di San Francesco dal tabernacolo della chiesa del convento. Dopo aver riporto la statua nella manica del saio, il frate pregò tutta la notte il Santo di Assisi, affinché lo assistesse nella malattia. Il giorno dopo, a quanto pare, tutti i mali erano spariti dal suo corpo. Sempre a Bivona, l’agiografia del santo riferisce di come un crocifisso si animò e gli parlò, dicendogli di non imparare a leggere in quanto gli sarebbe bastata la fede come arma per interpretare i fatti della vita.



Il processo di beatizzazione inizia nel 1681, ma la sua canonizzazione e la sua nomina a santo arriveranno solamente nel 2001. Il suo culto non è esclusivo di nessuna città o paese in particolare, non essendo santo patrono, ma viene ricordato ogni anno nella data del 12 gennaio soprattutto nella città di Palermo con messe indette in suo onore.