San Carlo Borromeo lo ritroviamo anche nell’arte. Celebre il quadro del Guercino in cui il santo meneghino appare con lo sguardo fisso al Crocifisso, in sommessa orazione, mentre è circondato da tre angeli che si uniscono con lui nella preghiera. proprio questa rappresentazione olio su tela del pittore emiliano potrebbe aiutarci a comprendere ancora di più uno dei santi più importanti della Storia della Chiesa. Il dipinto risale al 1613 e rappresenta l’Arcivescovo di Milano già rimasto impresso grazie alla sua rappresentazione de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Occorre attendere però il 22esimo capitolo per vederlo entrare in scena, seppur indirettamente in quanto il romanzo focalizza l’attenzione sul cugino, il cardinal Federigo Borromeo presentato come una sorta di “alter ego” del santo. Dell’Arcivescovo milanese tuttavia si torna a parlare anche nelle pagine dedicate alla peste del 1629, nel 32esimo capitolo: per fermare l’epidemia i magistrati di Milano decisero di portare in processione per le vie meneghine il corpo di San Carlo Borromeo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PROTETTORE DEI CATECHISTI: SUO PIANO PASTORALE
San Carlo Borromeo, la cui figura si festeggia proprio nella giornata di oggi, è considerato il protettore dei catechisti. “Le anime si conquistano con le ginocchia”, era solito dire, riferendosi in particolate alla preghiera umile e continua. In qualità di Arcivescovo di Milano, Carlo annunciò ed attuò un suo piano pastorale “severo” in modo da contrastare ignoranza e malcostume del clero ma anche l’influenza delle autorità civili sugli affari della Chiesa. Fu proprio Carlo a convincere il Papa alla riapertura del Concilio di Trento ed adoperò ogni suo mezzo per la costruzione di Chiese, collegi e scuole, ma anche ospizi per accogliere le ragazze in difficoltà. Tra i suoi progetti anche quello di realizzare visite pastorali, riunioni e ritiri per i sacerdoti. Istituì seminari e scuole di catechesi a tutti i livelli e fino alla sua morte seguì personalmente tutte le sue fondazioni nelle quali il motto era “Humilitas!”. Come rammenta ancora il sito LaLucediMaria.it, San carlo Borromeo è sempre stato considerato il protettore dei catechisti ed a lui è dedicata la statua di oltre 30 metri che si trova ad Arona, in provincia di Novara. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
FIGURA CHIAVE DURANTE LA PESTE NERA
Oggi, 4 novembre, la Chiesa celebra San Carlo, una delle figure più note d’Italia all’interno del mondo religioso. San Borromeo nacque ad Arona sul Lago Maggiore, il 2 ottobre del 1538, figlio del conte Gilberto e di Margherita de’ Medici. Proprio nella splendida località sul lago al confine fra Lombardia e Piemonte, è stata retta la famosa statua del “San Carlone”, detta così per la sua imponenza, e meta ogni anno di migliaia di turisti. San Carlo è ricordato in particolare per quanto fatto durante la terribile epidemia di peste nera avvenuta nella seconda metà del 1500. Mentre tutti scappavano da Milano, come ricorda positanonews, lui raggiungeva il capoluogo lombardo, organizzando l’assistenza agli appestati, ma anche il soccorso nei confronti dei poveri e dei moribondi. Infischiandosene del pericolo, arrivava sempre prima degli altri quando c’era da dare una mano. In quel periodo, chiedendo un aiuto dall’alto, indisse varie processioni partecipando a piedi scalzi. Nell’ottobre del 1584 si ritirò sul monte Varallo dove si è ammalò, per poi morire a Milano il 4 novembre. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SAN CARLO BORROMEO, VIDEO, IL 4 NOVEMBRE SI CELEBRA IL PATRONO DELLA LOMBARDIA
San Carlo Borromeo si festeggia secondo il Martirologio Romano il 4 novembre. Il Beato è considerato il patrono della Lombardia ed è sepolto all’interno del Duomo di Milano. La regione è ricca e interessante dal punto di vista paesaggistico, artistico e storico. Sul territorio si alternano monti, valli come la Valcamonica e i laghi, da quello di Como sul quale si affacciano raffinate dimore come Villa d’Este al Lago Iseo al centro del quale sorge la pittoresca Monte Isola. Da vedere poi la Certosa di Pavia voluta alla fine del ‘300 da Gian Galeazzo Visconti, la gotica Abbazia di Chiaravalle risalente al 1134 e gli affreschi del Palazzo del Te a Mantova, la città dei Gonzaga.
San Carlo Borromeo, la vita del Beato
San Carlo Borromeo nacque nel 1538 ad Arona, borgo sul Lago Maggiore, dall’unione della pia Margherita e Gilberto, uomo nobile ma caritatevole con i poveri e i bisognosi. Ad appena 12 anni Carlo fu nominato commendatario dell’abbazia benedettina del suo paese: Carlo però avvisò subito suo padre che la conseguente rendita di 2000 scudi l’avrebbe devoluta ai poveri. Ormai quattordicenne, Carlo continua i suoi studi a Milano e poi a Pavia, vivendo con poco e in condizioni non adeguate al suo rango, rinunciando al superfluo e concentrandosi sull’essenza delle cose. Dopo essere divenuto nel 1559 dottore in diritto canonico e civile, la sua vita cambia quando suo zio Gianangelo de’Medici viene eletto papa con il nome di Pio IV: assieme a suo fratello, Carlo fu convocato dal nuovo pontefice che lo nominò prima cardinale con ampi poteri e poi gli affidò la gestione della diocesi di Milano, pur restando sempre a Roma.
Le numerose cariche di Carlo Borromeo gli apportano tante ricchezze e uno stile di vita mondano, tra feste, ricevimenti e la fondazione di un accademia aperta agli amici chiamata “Notti Vaticane”. Nonostante questa nuova vita di Carlo fosse legata al suo ruolo e al rango della sua famiglia, l’uomo ebbe un ravvedimento dopo la morte del fratello nel 1562. La tragedia fu interpretata da Carlo come un segno divino che lo invitava a rimettere la sua vita sulla retta via e così fece, rinunciando a mondanità, banchetti e alla sua accademia tramutata in un luogo dedito all’attività pastorale. All’inizio Pio IV ammonì il nipote considerando esagerata la sua svolta ascetica, attribuendone la colpa alla compagnia di personaggi pii come Filippo Neri. La fede profonda di Carlo ebbe però la meglio anche su Pio IV che seguì l’esempio di Carlo e, su insistenza del nipote, riconvocò il Concilio di Trento. Nominato prima sacerdote nel 1563 e poi vescovo, Carlo ottenne dal pontefice il permesso di trasferirsi a Milano per gestire la sua diocesi, ma prima di partire suggerì allo zio papa alcuni nomi validi per succedergli al soglio pontificio per non annullare la riforma conseguente al Concilio. Carlo Borromeo dunque tornò a Milano ma tornò presto a Roma per stare al capezzale di Papa Pio IV fino alla sua morte nel dicembre del 1565. Un anno dopo Carlo si recò a Milano per attuare la riforma ma il suo impegno per la comunità incontrò qualche ostacolo tanto da subire un attentato nell’ottobre del 1569 da parte dell'”Ordine degli Umiliati”: i mandanti, mossi dal proposito di punire colui che voleva cancellare il loro ordine, gli spararono mentre pregava ma per miracolo si salvò. Il suo ministero si intensificò ancora di più con la peste manzoniana del 1576: mentre tutti fuggivano, compresi il Gran Cancelliere e il governatore spagnolo, Carlo tornò per curare e rincuorare gli ammalati. Nel frattempo continuava a viaggiare a Roma e a Torino, dove sovente si recava per adorare la Sacra Sindone. La sua salute già cagionevole peggiorò fino alla morte che sopraggiunse il 3 novembre del 1584.
Gli altri Beati di oggi
Il 4 novembre si celebrano anche i Santi Pieirio, Paola, Felice di Valois, Chiaro, Amanzio di Reims, Giovanni Akatzios, Emerico d’Ungheria, Giovanni Akatzios, Giovanni III Duca I e San Perpetuo di Maastricht.