Il 15 aprile la Chiesa ricorda san Damiano de Veuster, missionario belga che si recò alle Hawaii. Lì si dedicò anima e corpo ai malati di lebbra, riuscendo a istituire cure e ordine ai lebbrosi che vivevano nell’abbandono. Durante la sua vita, San Damiano dovette lottare duramente anche contro i pregiudizi e le ostilità dei suoi contemporanei. Il suo carattere deciso e poco loquace venne indurito anche dalle difficoltà che incontrò durante la missione e che dovette superare anche esercitando una grande autorità, per limitare le dissipazioni che ormai erano all’ordine del giorno nella colonia di Molokai.



San Damiano de Veuster, la vita del santo e la morte alle Hawaii

Nato nel 1840 in Belgio da due contadini fiamminghi, San Damiano de Veuster, è l’ultimo degli otto figli avuti dalla coppia. Destinato a seguire le orme del padre, Damiano de Veuster, sceglie invece di dedicare la sua vita alla religione e diventa novizio nella Congregazione dei Sacri Cuori a Lovanio, in Belgio. Nella stessa Congregazione era presente anche il fratello maggiore. Pochi anni dopo aver preso i voti parte come missionario per un territorio molto lontano: le Hawaii. Qui trovò una situazione davvero terribile, soprattutto dal punto di vista sanitario. Numerose malattie, nuove per quel territorio, erano state portate dai marinai e dai commercianti che facevano traffici con il resto del mondo. Trovò soprattutto una grave epidemia di lebbra, che uccideva senza scrupoli uomini, donne e bambini. Fu proprio in una delle colonie di lebbrosi che padre Damiano de Veuster scelse volontariamente di andare, per essere più vicino ai più bisognosi: l’isola di Molokai, dove Re Kamehameha IV aveva deciso che dovessero venire relegati i malati di lebbra. La colonia di Molokai era abbandonata a se stessa, San Damiano costruì una chiesa e praticava con grande fervore la sua attività religiosa, andando nei villaggi battezzando e promuovendo la dottrina cattolica.



Damiano de Veuster però non si prese cura solo dell’evangelizzazione della colonia di Molokai, ma il suo apporto fu fondamentale nell’aiutare la comunità nel suo miglioramento, fisico e morale: costruì case più dignitose, aiutò a curare i malati, imparando egli stesso a amputare correttamente gli arti ormai compromessi, scavò tombe e creò cimiteri, prima di allora i cadaveri dei lebbrosi venivano gettati in pasto ai maiali, costruì scuole e fattorie e aiutò nella definizione di un sistema di regole per tutta la popolazione. Si impegnò perchè i malati e gli abitanti di Molokai avessero sostegno spirituale e limitò la degenerazione morale. Si racconta che le porte e le finestre della sua abitazione erano sempre aperte, perchè chiunque avesse bisogno, potesse chiedere.



Morì nel 1889 a soli 49 anni, proprio di quel male che aveva dedicato la vita a combattere: la lebbra, che si accorse di aver contratto dopo aver immerso i piedi nell’acqua calda e non avendone avvertito la temperatura. Lavorò fino alla fine dei suoi giorni, sempre aiutando quegli ultimi che tutti avevano dimenticato e recitando il Rosario a Maria, Salute degli infermi. Il suo corpo, inizialmente seppellito alle Hawaii, venne riportato in patria solo molti anni più tardi. Papa Giovanni Paolo II decise di beatificare Damiano de Veuster nel 1995. In seguito la Congregazione per le cause dei santi esaminò la sua vita, trovando prove per la sua canonizzazione in alcuni casi di guarigione avvenuti proprio grazie all’intercessione di padre Damiano de Veuster. Per questo motivo nel 2009 è stato canonizzato da Papa Benedetto XVI. Seppur non conosciuto da molti, la figura di S. Damiano de Veuster fu una fonte di ispirazione per un grande personaggio della storia: il Mahatma Gandhi. In un suo discorso lo cita come esempio di vita a cui tutti dovrebbero ispirarsi, un eroe senza eguali nel mondo moderno. La stessa Madre Teresa di Calcutta, presentò a Papa Giovanni Paolo II un milione di firme di lebbrosi che lo indicavano come loro protettore.

Gli altri beati di oggi

Il 15 aprile, oltre a San Damiano de Veuster, si celebrano anche le figure: le Sante Anastasia e Basilissa, martiri dei tempi dei Romani, San Cesare De Bus, sacerdote francese nato nel 1544 che dopo una vita agiata di piaceri nelle corti d’Europa si dedicò alla vita spirituale (anche a causa di una grave malattia). Viaggiò soprattutto nelle zone più arretrate della Francia, insegnando la religione alla popolazione, San Marone, martire romano vissuto durante l’impero di Traiano e San Paterno di Avranches, vescovo francese vissuto tra il V e il VI secolo e che oggi viene ricordato come il protettore dai morsi dei rettili.