L’8 agosto la chiesa cattolica celebra solennemente San Domenico di Guzmàn. Il Beato è festeggiato in molte cittadine italiane, da Cavallino a Gaeta ad Augusta. A Corato ad esempio si celebra il santo e si benedicono i cani: si narra infatti che la mamma di Domenico, prima di partorirlo, sognò un cane che, con una fiaccola in bocca, incendiò l’intero pianeta, a simboleggiare la fede cristiana che effettivamente Domenico diffonderà nel mondo grazie al suo ordine.
A Vettica Maggiore, piccola frazione del borgo di Praiano, l’8 agosto vanno in scena le Luminarie di San Domenico, col sagrato della Chiesa di S.Maria a Castro illuminato da centinaia di fiammelle.
Il Santo è patrono di molte cittadine italiane tra cui Martano, cittadina facente parte della Grecìa Salentina dove si parla l’antico dialetto griko. Il borgo, cinto da un fossato e da mura che sfociano nel Castello del XV secolo voluto dai D’Aragona, sembra così tanto un eremo da essere soprannominato “Terra”. Tra gli edifici più importanti di Martano c’è il Palazzo Moschettini, riconoscibile dalla grande balconata, dal ballatoio e dalle balaustre che impreziosiscono questa elegante dimora barocca. All’interno del Convento dei Domenicani risalente al 1652, sede in passato di un osservatorio meteorologico, sono custoditi splendidi altari barocchi e preziose tele.
San Domenico di Guzmàn, la vita
San Domenico di Guzmàn nacque da Giovanna d’Aza e Felice di Guzmàn nel 1171 nel piccolo villaggio montano dell’antica Castiglia.
Sin da bambino fu affidato allo zio prete affinché lo instradasse sulla via del Signore ma Domenico già manifestava un profondo amore per Dio: a 15 anni infatti il giovane raggiunse Palencia per studiare le arti liberali ma soprattutto la teologia. Terminati gli studi, a 24 anni Domenico abbracciò il sacerdozio ed entrò a far parte del Capitolo dei Canonici ad Osma su invito dello stesso priore Diego di Azevedo. Il sacerdozio di Domenico si contraddistinse per la purezza della sua fede, per la fervente preghiera ma anche per la passione per gli studi teleologici: la figura di Domenico colpì persino Dante che nel Paradiso lo descrive come un contadino scelto da Dio per lavorare la sua vigna.
Nell’anno 1201 Diego di Azevedo, in procinto di partire per la Danimarca per volere di Alfredo VIII, scelse proprio Domenico come compagno di viaggio. Giunti a Tolosa, i due viandanti scoprirono l’eresia catara propagandata dagli albigesi che negavano l’esistenza di Gesù come figlio di Dio. Quando nel 1206 Domenico e Diego raggiunsero Roma, chiesero espressamente a papa Innocenzo III di affidare loro la missione di evangelizzare gli albigesi. Domenico vi si dedicò con dedizione e passione anche dopo la morte di Diego di Azevedo, trasformandosi, per dirla sempre con le parole di Dante, da vir canonicus a uomo di apostolato, un vir totus apostolicus. Domenico si stabilì per una decina di anni a Fanjeaux e vi rimase fino al 1215, fondando anche un monastero, oggi Abbazia di Notre-Dame-de-Prouille, dove accolse anche le donne che avevano abbandonato l’eresia. Nel 1215 accompagnò Falco, vescovo di Tolosa, a Roma e qui parteciparono al Concilio Laternanese IV: entrambi chiesero il permesso a papa Innocenzo III di organizzare meglio la predicazione e con papa Onorio III questo progetto vide la luce: nacque così l’Ordine dei Frati Predicatori. Domenico dunque cominciò ad inviare in tutta Europa i suoi frati predicatori, soffermandosi a Bologna dove erige la Magna Carta, ossia un documento che definisca i principi del suo ordine. L’apostolato di Domenico fu intenso ma anche piuttosto stancante. Il 6 agosto del 1221 infatti muore nel Convento di Bologna, circondato dall’amore dei frati. Gregorio IX lo canonizzò nell’agosto del 1234 e oggi le sue spoglie sono conservate all’interno della Basilica di San Domenico a Bologna, in un’Arca Marmorea decorata con sculture del Pisano e di Michelangelo.
Tutti gli altri Beati di oggi
L’8 agosto si celebrano anche San Severo, Santa Maria della Croce, San Marino di Anazarbo, Sant’Eusebio di Milano, Sant’ Emiliano di Cizico, il Beata Claudia di Corgey e il Beato Dionisio Rabinis.