San Fedele si celebra come ogni anno, anche in questo, il 24 aprile. Fu beatificato nel 1729 e canonizzato nel 1746 (rispettivamente da Benedetto XIII e Benedetto XIV): molto famoso, nell’iconografica cristiana, un suo prezioso dipinto eseguito dal Giambattista Tiepolo dove il santo è ritratto in piedi insieme a un orante Giuseppe da Leonessa seduto, visibile presso la Galleria nazionale di Parma. Nelle grigionesi Coria e Feldkirch (ove assistette i soldati dal 1619 al 1622) sono conservate le sue reliquie, località dove il santo, protomartire di ‘Propaganda Fide’ è considerato patrono e dove si svolgono feste a ridosso dell’anniversario del martirio: egli è patrono anche della regione di Hohenzollern e dei giuristi e i suoi attributi sono la spada, la palma e la mazza.



Più che in ricorrenze diffuse geograficamente in modo ubiquo (come ad esempio San Giorgio, festeggiato il 23 aprile), San Fedele di Sigmaringen è molto presente nella rappresentazione pittorica già a partire da metà del ‘600 e fino al ‘770 (e oltre), quale campione cristiano, dotto, militante e schierato contro il protestantesimo, in un angolo d’Europa dove i seguaci di Huldreich Zwingli e del calvinismo finiranno per prevalere nonostante il martirio del missionario tedesco. Celebri sono anche le rappresentazioni con una temibile mazza chiodata. Nella città pugliese di Galatina la Chiesa dello Spirito Santo ha un notevole altare dedicato al martire San Fedele (vicino a quello dedicato ai martiri d’Otranto). In Italia si svolgono celebrazioni locali in regioni come il Lazio o la Puglia. Oltre a San Fedele, il 24 aprile sono venerate le due discepole di Gesù Maria Salome e Maria di Cleofa, Santa Maria Eufrasia, l’arcivescovo di Canterbury San Mellito, Sant’Antimo di Nicomedia, Sant’Egberto di Northumbria e San Vilfrido di York.



San Fedele, la vita del Beato

Il sacerdote e martire San Fedele di Sigmaringen (a volte italianizzato in Sigmaringa, piccolo centro a sud di Stoccarda) , ricevette il nome di “Fedele” che venne preso dal suo mentore leggendo un brano dell’Apocalisse di Giovanni che invitava a essere ‘fedele fino alla morte’ per ricevere la ‘corona della vita’. Il vero nome del santo, di origine tedesca, era Markus Roy, cappuccino nato da famiglia fiamminga che visse tra il 1577-1578 e morì il 24 aprile del 1622. Fedele studiò a Friburgo tra i gesuiti, e raggiunse il dottorato ‘in utroque iure’ nel 1611 (dopo la prima laurea in filosofia del 1601), scegliendo quasi subito di abbandonare la carriera forense per quella ecclesiastica. San Fedele fu acerrimo estensore di libelli anti-calvinisti e anti-zwingliani, pubblicazioni per le quali fu incaricato di combattere, quale Superiore missionario nei Grigioni, le idee protestanti che si diffondevano nel mondo svizzero (e negli ultimi anni dedicò tempo per terminare lo studio di teologia).



Tale impegno lo portò all’uccisione, il 24 aprile del 1622 ad opera di una folla anti-imperialista, autonomista e anti-asburgica di venticinque soldati austriaci, all’uscita della chiesa di Sèwis dove aveva appena celebrato una messa quaresimale molto concitata e incisiva: in pochi mesi di missione San Fedele di Sigmaringen aveva operato numerose conversioni, suscitando odio e antipatia verso il cattolicesimo e verso il proprio operato. E solo un esagerato fanatismo spiega l’accanimento sul corpo del Santo con forconi, mazze e bastoni, con il colpo fatale che colpì lo studioso alla testa e lo vide crollare in ginocchio davanti ai suoi assalitori inferociti.