San Fele in Basilicata, una “bella scoperta” come recita il claim dell’Agenzia di Promozione Territoriale e che ben si adatta a questo piccolo paesino in provincia di Potenza che non solo di recente è stato inserito nel prestigioso novero dei Borghi Più Belli d’Italia ma merita pure di essere visitato per via dello scenario naturale quasi immacolato in cui è immerso e per le omonime cascate che si generato dai salti di quota del torrente Bradano. Si trova infatti a poco più di 60 chilometri dal capoluogo lucano un borgo che oggi conta circa 2800 anime e che rappresenta una tappa ideale per coloro che amano scoprire posti incontaminati proprio perché letteralmente “incastonati” e protetti da una natura rigogliosa e a tratti selvaggia: ed è proprio l’escursionismo e la voglia di avventure tipica di coloro che non hanno bisogno di molti comfort per organizzare una vacanza la principale attrattiva di San Fele, il cui nome (che deriva anticamente dal latino “Felix, felicis”) era in origine San Felice prima di subire dei cambiamenti nel corso della sua lunga storia.
LA STORIA DEL BORGO DI SAN FELE
E proprio la storia del borgo di San Fele (che nelle vicinanze ospita pure uno dei santuari più antichi di tutta la Lucania, vale a dire quello consacrato a Santa Maria di Pierno) affonda le sue radici in un’epoca di cui oggi si hanno poche tracce: le prime testimonianze di insediamenti nella zona si hanno con gli Ausoni, una popolazione che qui si stabilì pochi secoli prima della nascita di Cristo, ma è in epoca Medievale che venne costruita una fortezza da parte dei Sassoni quale avamposto contro le invasioni bizantine e che lo stesso Federico II rinforzò. Curiosamente a contribuire allo sviluppo demografico del paesino furono dopo l’anno Mille alcuni esuli milanesi anche se si rivelò devastante un sisma che si fa risalire al 1456 (come pure frane del 1968 che distrussero parte delle abitazioni: successivamente, San Fele entrò nell’orbita del ducato di Melfi e poi della famiglia genovese dei Doria che donò stabilità e prosperità. In epoca moderna, il borgo restò un centro prevalentemente rurale e nei convulsi anni post Unità d’Italia fu il terreno dove i briganti guidati dal leggendario Carmine Crocco si opposero alle truppe sabaude: tuttavia a quest’anima rurale si è affiancata negli ultimi anni una riscoperta che ha portato a sviluppare una marcata vocazione al turismo, nonostante San Fele sia ben lontano dalle più importanti “direttrici” meridionali. E non è detto che ciò sia un male, anzi…
LE CASCATE, FRA NATURA E TREKKING
San Fele infatti è circondato da uno scenario da cartolina e, visto dall’alto, questo comune montano di 872 metri sul livello del mare mostra i tetti disposti come se fossero una scacchiera e tutto intorno una macchia verde tra le più rigogliose della Basilicata. Nel centro storico meritano una visita ciò che rimane della fortezza voluta da Ottone I di Sassonia, ma anche Palazzo Frascella e la Chiesa dell’Annunziata; da non dimenticare nemmeno la Gualchiera (termine che indica il macchinario industriale ma pure lo stabilimento) che si usava per la follatura della lana e che, ritenuta “bene di interesse storico” è ubicata presso le cascate di cui sfruttava la forza dell’acqua. E proprio queste ultime sono la principale attrazione della zona: generate dal corso del “Bradanello” sono chiamate anche dalla popolazione locale “U uattenniere” (ovvero le Gualchiere, anche se è il nome di una sola delle varie cascate) e sono immerse nella foresta e con alcuni vecchissimi mulini in disuso che fanno bella mostra di sé. Ed è qui che gli appassionati di trekking ed escursionismo, oltre che di fotografia, possono sbizzarrirsi tra mulattiere, ponti e sentieri: vanno menzionate anche la cosiddetta cascata degli innamorati e quella definita “il Paradiso”, tutte valorizzate dall’impegno delle varie amministrazioni locali, dando vita a percorsi nella natura fruibili da tutti e divisi in base alla lunghezza e al grado di difficoltà.