Gelasio fu eletto il 1° marzo 492. Continuò la condotta ferma del suo precedessore Felice III nei confronti dello scisma acaciano: Acacio, patriarca di Costantinopoli, era stato scomunicato da Felice III (483-492) per aver sposato il monofisismo. Il monofisismo è quel credo con il quale si indicano le varie dottrine teologiche di coloro che negano la duplice natura, divina e umana, di Cristo, affermando, con sfumature diverse, l’unicità della sua natura, cioè quella divina.



Si giunse alla rottura tra Oriente ed Occidente e al cosiddetto “scisma acaciano”, che durò 35 anni (484-519). Nel 490 le tre sedi patriarcali di Alessandria, Gerusalemme e Antiochia erano occupate da monofisiti, ma Gelasio fu inflessibile, tanto da alienarsi anche la simpatia dell’imperatore Anastasio (491-519).



Egli colse ogni occasione per affermare la supremazia della Sede Romana: Ambrogio di Milano aveva già affermato “Ubi Petrus Ibi Ecclesia”. “Il coronamento della politica di Gelasio volta a rafforzare l’autorità della Sede apostolica fu il sinodo di Roma del 13 marzo 495, convocato per risolvere la questione del vescovo Miseno che, inviato a Costantinopoli dal papa Felice III nel 483, aveva aderito alla dottrina di Acacio. Al sinodo parteciparono quarantacinque vescovi e numerosi altri chierici e laici. Di fronte a essi Miseno fece atto di contrizione e fu assolto dal papa, che, al termine di un lungo discorso, venne acclamato per undici volte ‘Vicarius Christi’, appellativo che, per quanto si sa, fu usato allora per la prima volta” (Rajko Bratož).



La fama di Gelasio è legata al contenuto di una sua celebre lettera indirizzata all’imperatore Anastasio: riprendendo il pensiero di Ambrogio, Gelasio formulò con grande chiarezza il rapporto tra la Chiesa, “autorità consacrata dei vescovi”, e lo Stato, “potere regale”, con la sua teoria (dualista) dei due poteri.

Come sottolinea il Franzen, egli stabilì la differenza tra imperium e sacerdotium, opponendosi fermamente all’identificazione che di essi faceva l’impero d’Oriente. Per Gelasio l’autorità spirituale è indipendente da quella temporale. Ognuna è sovrana nell’ambito che le compete. Tuttavia, precisa, l’autorità spirituale ha un’importanza maggiore, poiché anche i re devono rendere conto a Dio. Però coloro che reggono le sorti della Chiesa devono obbedire, riguardo all’ordine pubblico, alle leggi imperiali. “Se nell’ordine delle cose pubbliche i vescovi riconoscono la potestà che ti è stata data da Dio, e obbediscono alle tue leggi senza voler andare contro le tue decisioni nelle cose del mondo, con quale affetto devi tu obbedire a coloro che sono incaricati di dispensare i sacri misteri!”, si legge nella citata lettera.

Scrittore prolifico, lasciò più di cento lettere e sei trattati teologici. I contemporanei nutrivano per lui uno straordinario affetto, come appare da una descrizione lasciataci dal monaco Dionigi il Piccolo: “Essa mette in risalto la sua umiltà, la sua determinazione a servire piuttosto che a dominare, la gioia che trovava nel conversare con i servi di Dio e nel meditare sulla Bibbia; descrive anche la costanza con cui mortificava la propria persona, la generosità verso i poveri e il modo in cui, prendendo a modello il Buon Pastore, viveva esattamente secondo l’insegnamento dei divini precetti”, scrive Kelly nel Grande Dizionario dei Papi. “Morì povero dopo avere arricchito i poveri” (Dionigi il Piccolo).

Gelasio fu senza dubbio il papa più importante del secolo e mezzo compreso tra il pontificato di Leone Magno e quello di Gregorio Magno e influì in misura sostanziale sulla teoria e sulla prassi del papato nel Medioevo grazie alla teoria dei due poteri da lui elaborata, alla sua idea del primato del potere spirituale su quello temporale, alla sua dottrina dell’assoluta supremazia della Sede apostolica. Egli riuscì ad acquistarsi, nel corso del suo breve pontificato, la stima e l’amore del popolo cristiano, che, dopo la sua morte, non tardò a trasformarsi in venerazione. La memoria liturgica viene celebrata il 21 novembre.

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