OGGI 18 MAGGIO ERA IL COMPLEANNO DI SAN GIOVANNI PAOLO II

Avrebbe compiuto oggi 102 anni Karol Wojtyla, passato alla storia come San Giovanni Paolo II: il Pontefice polacco è nato infatti il 18 maggio 1920, a cavallo delle due guerre proprio lui che con la sua straordinaria testimonianza di Cristo ha contribuito ad evitare la degenerazione durante la Guerra Fredda.



Nei giorni in cui il concetto di pace è sempre più in crisi, con la Chiesa di Papa Francesco unica ad insistere senza avere tornaconti personale, la memoria va a quello straordinario uomo religioso a tutto tondo. «Che sia concordia questa pace a cui aspira ogni popolo e ogni persona umana e ogni famiglia. Dopo tanti tempi di sofferenza avete finalmente un diritto a vivere nella pace. E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane devono capire che non è permesso uccidere innocenti», lo diceva San Giovanni Paolo II in uno dei tanti discorsi sulla pace promossi durante il suo pontificato da record, 26 anni e 168 giorni. Il Papa dalla Polonia che seppe salvare i valori cristiani europei davanti all’avanzare delle ideologie e delle dittature e che, assieme all’amico poi suo successore Papa Benedetto XVI, preconizzò l’avvento del relativismo e del secolarismo in Occidente. Il Papa Santo, il Papa “straniero” – primo non italiano dopo 455 anni di pontificati – ma soprattutto testimone della speranza in Terra, incarnazione incredibile di quel “centuplo quaggiù” di evangelica memoria. Durante un’udienza generale a ridosso del suo 75esimo compleanno, Papa Giovanni Paolo II volle ricordare coloro senza i quali non avremmo avuto oggi un Santo nella Chiesa come lui, i suoi genitori: «In un giorno così importante per ogni uomo, voglio rivolgermi con la memoria ai miei genitori scomparsi da tanto tempo. Desidero ricordare con gratitudine mio padre e mia madre, che mi hanno dato la vita. Pensando ai miei genitori voglio in modo particolare ringraziare Dio, Signore e Fonte della vita, per questo suo primo e fondamentale dono».



PAPA WOJTYLA, LA PACE E I GIOVANI

Come si evince dall’immagine qui sopra, Papa San Giovanni Paolo II è stato l’uomo nella Chiesa che non solo “parlava” ai giovani, ma li sapeva ascoltare: non come un banale “compagno”, non come un bonario “amicone”, ma come chi rappresentava il Cristo nel suo annuncio alle giovani anime indomite nell’affrontare il dramma della vita quotidiana. Quei giovani che lo amavano e che oggi magari, un po’ più “adulti” e “canuti” lo ricordano con affetto nel giorno del suo 102esimo compleanno.

Sentite come parlava ai giovani nel Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale della Pace, 1 gennaio 1985: «Le presenti difficoltà sono realmente un «test» della nostra umanità. Esse possono costituire una svolta decisiva sulla via di una pace durevole, perché accendono i sogni più audaci e sprigionano le migliori energie di mente e di cuore. Le difficoltà sono una sfida per tutti; la speranza è un imperativo per tutti. Ma oggi io voglio attirare la vostra attenzione sul ruolo che la gioventù è chiamata a svolgere nello sforzo di promuovere la pace». Sono parole di un’attualità quasi “imbarazzante” per l’acutezza della “premonizione”: la guerra, la sconfitta “dei valori” e assieme la necessità che ai giovani si debba comunicare “la” libertà e “la” verità, non “una libertà” o “una verità”. Parlava ma anche ascoltava i giovani San Giovanni Paolo II: «Mentre ci prepariamo ad entrare in un nuovo secolo e in un nuovo millennio, dobbiamo renderci conto del fatto che il futuro della pace e, quindi, il futuro dell’umanità sono affidati, in modo speciale, alle fondamentali scelte morali che una nuova generazione di uomini e di donne è chiamata a fare. Tra pochissimi anni i giovani di oggi avranno la responsabilità della vita delle famiglie e della vita delle nazioni, del bene comune di tutti e della pace. I giovani hanno già cominciato a chiedersi in tutto il mondo: Che cosa posso fare io? Che cosa possiamo fare noi? Dove ci conduce il nostro sentiero?». E sempre dal messaggio del 1985 un invito valido ancora di più oggi, che quella “pace” sembra destinata alla sconfitta: per Karol Wojtyla la speranza, fondata sulla certezza della vittoria di Cristo sulla morte, è all’origine, «Non abbiate paura! Non abbiate paura della vostra giovinezza e di quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di durevole amore! Si dice qualche volta che la società ha paura di questi potenti desideri dei giovani e che voi stessi ne avete paura. Non abbiate paura! Quando io guardo a voi, giovani, sento una grande gratitudine e speranza». La verità rende liberi e, come diceva Dostoevskij, «chiunque voglia sinceramente la verità è sempre spaventosamente forte»: San Giovanni Paolo II, con semplicità, bellezza ma allo stesso tempo con vigore, sa parlare ancora oggi al cuore dell’uomo tormentato.