19 ANNI FA MORIVA IN VATICANO PAPA GIOVANNI PAOLO II: L’OMELIA DEL SUO SUCCESSORE RATZINGER

Era la sera del 2 aprile 2005, 19 anni esatti anni fa, quando Papa Giovanni Paolo II moriva al termine di una lunghissima malattia che negli ultimi anni del suo Pontificato da record lo costrinse a numerosi sacrifici e rinunce: per il Papa viaggiatore, simbolo mondiale di pace e libertà contro ogni tipo di ideologia, essere costretto quasi a non parlare e non muoversi fu un’ultima Croce che ne testimoniò ancora di più la fede e l’amore per Gesù e la Madonna a cui tutto aveva dedicato fin da giovane. “Totus tuus” era il motto di San Giovanni Paolo II che oggi ricordiamo a 19 anni dalla sua nascita al cielo: come descrisse meravigliosamente nell’omelia del suo funerale l’amico e collaboratore Joseph Ratzinger, nonché diretto successo al Soglio Pontificio come Benedetto XVI, «“Seguimi” dice il Signore risorto a Pietro, come sua ultima parola a questo discepolo, scelto per pascere le sue pecore. Questa la parola lapidaria di Cristo, chiave per comprendere il messaggio che viene dalla vita del nostro compianto ed amato Papa Giovanni Paolo II».



Per chi come l’allora cardinale Ratzinger aveva accompagnato nel corso del Pontificato quello straordinario uomo e testimone di Cristo come Karol Wojtyla non è stato facile provare a comunicare al mondo intero la tristezza mista alla gioia per aver potuto incontrarne lo sguardo durante i tanti anni alla Congregazione della Fede. «È diventato una sola cosa con Cristo, il buon pastore che ama le sue pecore», ripetè Ratzinger in più passaggi dell’omelia al funerale del Papa “Santo subito” celebrati in Piazza San Pietro l’8 aprile 2005. Con la piazza che gridava e acclamava Wojtyla come già Santo si intraprese un percorso di canonizzazione con pochi eguali nella storia della Chiesa: beatificato il 1 maggio 2011 per volere di Papa Benedetto XVI, proclamato Santo il 27 aprile 2014 da Papa Francesco. Ma è in quel “seguimi” che risiede l’autentico messaggio cristiano testimoniato da Giovanni Paolo II: «Nel primo periodo del suo pontificato il Santo Padre, ancora giovane e pieno di forze, sotto la guida di Cristo andava fino ai confini del mondo. Ma poi sempre più è entrato nella comunione delle sofferenze di Cristo».



IL TESTAMENTO DI PAPA WOJTYLA “SIMBOLO” DEL SUO INTERO PONTIFICATO

E quel “seguire” appare tanto nel suo ultimo Angelus per la Domenica delle Palme quanto nel testamento di San Giovanni Paolo II pubblicato dopo la sua morte: a pochi giorni dalla Pasqua in Piazza San Pietro, quando ormai per la malattia gli era impossibile parlare in pubblico, il Sostituto della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo Leonardo Sandri, lesse il messaggio di Wojtyla per l’Angelus delle Palme: «voi giovani oggi adorate la Croce di Cristo, che portate in tutto il mondo, perché avete creduto all’amore di Dio, rivelatosi pienamente in Cristo crocifisso […] Oggi vi dico: continuate senza stancarvi il cammino intrapreso per essere dovunque testimoni della Croce gloriosa di Cristo. Non abbiate paura! La gioia del Signore, crocifisso e risorto, sia la vostra forza, e Maria Santissima sia sempre al vostro fianco».



Dal seguire “senza paura” con Cristo al servirlo completamente e totalmente per l’intera esistenza: così San Giovani Paolo II interpretò il suo ruolo di Pontefice fin dalle prime parole dalla Loggia centrale dopo il conclave nel 1978. Nel testamento si apre con l’eloquente motto scelto: «Totus Tuus ego sum», “sono tutto tuo”, in riferimento al donarsi alla Madre di Cristo come più alto servizio possibile. «Desidero seguirLo e desidero che tutto ciò che fa parte della mia vita terrena mi prepari a questo momento. Non so quando esso verrà, ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della Madre del mio Maestro: Totus Tuus. Nelle stesse mani materne lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha collegato la mia vita e la mia vocazione», si legge ancora nel testamento redatto. Un passaggio commuove ancora oggi, quanto ringrazia in maniera speciale il suo segretario particolare e più stretto collaboratore durante tutti i 27 anni i Pontificato: «Don Stanislao, che ringrazio per la collaborazione e l’aiuto così prolungato negli anni e così comprensivo». Si tratta del cardinale Stanislao Dziwisz, oggi 84enne arcivescovo emerito di Cracovia, che seguì l’amico Karol Wojtyla dalla Polonia sovietica fino in Vaticano, combattendo a fianco della Croce di Cristo contro l’ideologia e il totalitarismo: «Ho vissuto accanto a un santo. O almeno, per quasi quarant’anni, ogni giorno, ho visto da vicino la santità come ho sempre pensato che dovesse essere», racconta nel saggio dal titolo “Ho vissuto con un santo” lo stesso Cardinale polacco. In chiusura del testamento, aggiornato un’ultima volta nel 2000 quando già le condizioni di salute erano piuttosto precarie, San Giovanni Paolo II si congedò idealmente così con il popolo di Dio: «A tutti voglio dire una sola cosa: «Dio vi ricompensi»! “In manus Tuas, Domine, commendo spiritum meum”».