San Liberato viene commemorato il 20 dicembre di ogni anno, data in cui festeggia l’onomastico anche chi si chiama Liberale, Libero e Libera. Il Santo è il patrono di Sant’Albano Stura, paesino della provincia di Cuneo, in Piemonte, conosciuto perché nel suo territorio si estende un’ampia oasi naturalistica perfettamente tenuta e molto suggestiva, nota come La Madonnina. Inoltre è il Patrono anche di San Marco La Catola, piccolo comune di poco meno di 900 abitanti, situato nell’entroterra foggiano, in Puglia.



In entrambi paesi, in occasione della ricorrenza della festa patronale, vengono organizzati eventi religiosi che coinvolgono tutta la cittadina. Il 20 dicembre si festeggiano anche: San Vincenzo Romano, sacerdote; San Domenico di Silos, abate; Beato Michele Piaszczynski, sacerdote morto in seguito a martirio; San Zefirino, Papa; Sant’ Ursicino del Giura, fondatore ed eremita; San Filogonio di Antiochia, vescovo.



San Liberato, la vita del Beato

Nonostante nei codici venga annoverato come orientale, San Liberato in realtà fu un martire di Roma. Infatti, il vero nome era Liberale, in latino Liberalis, ma fu erroneamente tradotto, pertanto ai giorni nostri è conosciuto in entrambi i modi. Figlio di una nobilissima famiglia romana, divenne presto console, acquistando notorietà in tutto l’Impero. Divenne poi cristiano, abbracciando la fede nel Signore e pertanto abbandonò la carriera politica e tutti gli agi che l’alto lignaggio gli avrebbero permesso. In altre parole, rinunciò a soldi e carriera per vivere affianco alla povera gente guidato dall’amore per il Signore. Al tempo però, l’amore fratello e la fede in Dio erano considerati oltremodo oltraggiosi quindi, quando riuscirono a catturarlo, lo condannarono a morte.



All’epoca regnava Claudio il Gotico, pertanto la sua morte risale circa all’anno 269-270. Il suo corpo fu sepolto nello storico cimitero situato sulla via Salaria Vecchia, dove poté riposare in pace per molti anni con la compagnia di altri due martiri: Festo e Giovanni. Durante l’invasione di Alarico risalente al 410, però, la tomba fu profanata dal popolo barbaro. Fortunatamente, un fervente devoto di nome Florio restaurò la tomba, appose una lapida ed eresse uno splendido mausoleo in onore di un martire da egli tanto stimato.