Il 14 agosto la chiesa cattolica festeggia San Massimiliano Maria Kolbe, un francescano di origine polacca che compì un gesto di estremo sacrificio prendendo il posto di un padre di famiglia all’interno del campo di concentramento di Auschwitz, morendo al suo posto. Massimiliano, nato nel 1894 con il nome di Raimondo, nasce da una famiglia polacca di modeste condizioni economiche ma molto unita. A soli 13 anni ricorda un episodio avvenuto nell’infanzia durante il quale vide la Madonna in sogno e decide di seguire la sua vocazione, iniziando il noviziato francescano. La sua formazione spirituale e culturale continua fra la Polonia e l’Italia dove, nel 1914, prende i voti perpetui e celebra la sua prima messa. Nel 1917, in onore alla sua devozione per Maria, fonda la Milizia dell’Immacolata per sottolineare il legame con la madre di Gesù. Ritorna in patria solo nel 1922, cinque anni più tardi fonda nelle vicinanze di Cracovia il convento Niepokalanów, con annessa una tipografia nella quale viene stampato il giornale della Milizia dell’Immacolata. Si tratta di uno dei più grandi conventi al mondo, al cui interno nel corso degli anni più difficili del totalitarismo trovano riparo perseguitati politici e molti ebrei. Nel 1930, nonostante una persistente tubercolosi ne stia minando la salute, decide di partire come missionario prima in Giappone e poi in India ma nel 1936 ritorna a Niepokalanów, percependo un clima politico molto ostile.



Nel frattempo in Polonia infuria il potere nazista e la Gestapo arresta una prima volta Massimiliano nel 1939, insieme ad altri 37 confratelli, e rilasciato dopo tre mesi. A febbraio del 1941, però, viene nuovamente arrestato e questa volta non sarà più rilasciato. Il 28 maggio di quello stesso anno viene portato nel campo di prigionia di Auschwitz, prima destinato al trasporto dei cadaveri e poi nel blocco della mietitura. Durante la sua prigionia dimostra sempre grande solidarietà nei confronti degli altri detenuti. A causa del tentativo di fuga di un internato, i nazisti decidono come rappresaglia di selezionare 10 prigionieri da rinchiudere nel cosiddetto blocco 11, quello della fame nel quale i detenuti rinchiusi vengono lasciati morire di fame e di sete. Massimiliano non viene selezionato fra questi 10 sfortunati ma si offre spontaneamente di prendere il posto di un altro prigioniero padre di famiglia. Dopo due settimane di prigionia nel blocco, solo Massimiliano e altri tre prigionieri sono ancora vivi e resistono all’agonia pregando e cantando inni alla Madonna. Questa reazione così pacata ma forte allo stesso tempo spinge le SS a porre fine a questo strazio con un’iniezione di acido fenico il 14 agosto del 1941. Le ultime parole pronunciate da Massimiliano sono rivolte al capo-blocco dell’infermiera incaricato di effettuare l’iniezione letale e sono “Lei non ha capito nulla, l’odio non serve…solo l’amore crea”, una frase che verrà pronunciata anche da Paolo VI durante il processo di beatificazione.



San Massimiliano Maria Kolbe, il patrono dei radioamatori

Nel 1938 San Massimiliano Maria Kolbe ottiene la licenza di radioamatore e per questo motivo il Santo è da sempre considerato il patrono di questi operatori, tanto che in Italia esiste anche una radiotelevisione che trasmette tramite web e si chiama proprio Radio Tele Kolbe. San Massimiliano Maria Kolbe viene festeggiato dalla chiesa cattolica il 14 agosto, nel giorno della sua morte, ma la chiesa di rito ambrosiano sposta le celebrazioni di qualche giorno, fissandola al 17 agosto. Non esistono località che hanno deciso di affidare a Padre Kolbe il patronato della città ma sono molte le associazioni religiose che si ispirano all’operato della Milizia dell’Immacolata e che portano avanti l’insegnamento del Santo.



Video, il martirio ad Auschwitz