San Paolino di Nola si celebra il 22 giugno e proprio per rievocarlo a Nola si celebra la famosa festa dei Gigli, quando gli abitanti si ritrovano per ricordare il ritorno del Santo portando in processione 8 enormi costruzioni in legno (i Gigli appunto) riccamente decorate insieme ad una barca, sempre in legno, per ricordare il viaggio di ritorno di Paolino dall’Africa. Di recente questa festa è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità per via della sua importanza storica e culturale. San Paolino di Nola è patrono di alcune città italiane (prima fra tutte Nola, ma anche di Senigallia e di Ratisbona), oltre che dei suonatori di campane.
La città di Nola, in Campania, è conosciuta anche come città natale di Giordano Bruno, il famoso filosofo italiano. E’ una città con un glorioso passato, dove sono stati ritrovati numerosi resti archeologici delle civiltà Etrusche e Sannite riuniti nel Villaggio Preistorico. Sono numerosi anche gli edifici religiosi che si possono visitare, a partire dalla bellissima Cattedrale (ricostruita interamente nel 1900) con una cripta dedicata a San Felice. Ma anche la Chiesa di San Biagio, costruita su antiche terme romane, in stile rinascimentale. Il 22 giugno si festeggiano inoltre: San Tommaso Moro martire, Sant’Everardo di Salisburgo abate ed arcivescovo e Beato Innocenzo V Papa.
San Paolino di Nola, la sua vita
San Paolino di Nola, il cui nome completo era Ponzio Anicio Meropio Paolino, nacque nel 355 in una ricca famiglia patrizia romana. Il suo rango gli permise di studiare lettere, legge e filosofia. Terminati gli studi fu nominato consul suffectus, ovvero sostituto governatore della provincia di Nola, in Campania (che scelse perché qui aveva dei possedimenti). Durante un viaggio in Spagna conobbe la bella moglie Therasia che essendo molto credente e di religione cristiana, portò Paolino a conoscere la religione fino a decidere nel 389 di ricevere il sacramento del Battesimo, all’età di 35 anni. Pochi anni dopo, però, la sua vita fu segnata da una tragedia che avrebbe cambiato per sempre la sua vita: a soli 8 giorni dal parto il figlio Celso morì e Paolino si ritirò, insieme alla moglie, ancor più nella fede in Cristo e nella preghiera. La sua scelta di diventare sacerdote fu molto particolare: durante una messa di Natale a Barcellona, alcuni fedeli urlarono il suo nome, chiedendogli di diventare sacerdote.
Lui, seguendo la massimo che dice voce del popolo è voce di Dio, decide di accettare la carica e così dedicò la propria vita alla celebrazione del culto di Cristo. Con la moglie ritornò a Nola, dove fondò due monasteri le cui regole erano: vita comunitaria, preghiera e assistenza ai poveri. Nel 410 la sua vita ebbe una nuova svolta, fu infatti nominato Vescovo di Nola (succedendo al Vescovo Paolo che era appena morto), ma la sua città fu subito invasa dai Visigoti che la devastarono. Per poter liberare alcuni dei suoi concittadini imprigionati, Paolino si trovò costretto a vendere tutti i suoi beni finché non ebbe più nulla. Arrivò così ad offrire persino la sua vita per liberare il figlio di una vedova, finì così in Africa da schiavo. Il suo padrone però, scoperta la sua carica di Vescovo, gli chiese cosa volesse e Paolino rispose che il suo unico desiderio era la libertà sua e di tutti gli abitanti di Nola. Il padrone rispettò la promessa e Paolino fu accolto nella sua città liberata dai nolani che sventolavano per lui mazzi di fiori.