San Paolo Miki si celebra il 6 febbraio ed è stato un esperto in studi culturali e religioni orientali, con buoni risultati nello studio. Ha dedicato molto tempo nell’approfondire questi studi, che gli hanno permesso di diventare un predicatore e dialogare con i saggi buddisti in modo efficace. La sua predicazione ha attirato molti fedeli in diverse parti del Giappone, grazie alle sue maniere fraterne e colloquiali raggiungeva i cuori della gente. Il Cristianesimo era giunto in Giappone con Francesco Saverio, e inizialmente era stato ben accettato dalla popolazione.



Lo shogun, il comandante dell’esercito, non aveva ostacolato le attività dei missionari. Durante questo periodo Paolo Miki ha trascorso momenti proficui nella catechesi, diffondendo la Parola di Dio e convertendo migliaia di persone al Cristianesimo attraverso i suoi viaggi per il Giappone.

San Paolo Miki, la vita del Beato

Di origini nobili, San Paolo Miki nacque a Kyoto nel 1556, dedicò la propria vita per la fede in Cristo. Ricevette il battesimo alla tenera età di 5 anni e si convertì al cristianesimo durante il tentativo di diffusione della religione ad opera dei Gesuiti, che all’epoca erano inspirati da San Francesco Saverio. Nonostante le difficoltà e le differenze culturali, Paolo Miki si unì ai Gesuiti all’età di 22 anni divenendo un novizio. Si caratterizzò nella diffusione della dottrina come giapponese nativo praticante e non con missionario, che all’epoca giungevano in oriente dell’Europa, fu famoso per la sua abilità nella predicazione. Fino a quando nel 1590 per motivi sconosciuti, lo Shogun Taicosama decise di espellere tutti i gesuiti dal suo stato. Molti religiosi all’epoca dovettero rimanere nascosti e continuare segretamente la loro opera apostolica, ma l’arrivo di nuovi missionari e il loro atteggiamento invadente, suscitò l’ira dello shogun che nel 1596 decise di arrestare tutti i missionari.



Paolo Miki venne catturato e rinchiuso insieme ad altri 26 cristiani, tra cui sei francescani, tre gesuiti giapponesi e diciassette laici giapponesi. Tutti subirono orribili torture ma nessuno di loro rinnegò la fede. Alla fine del 5 febbraio 1597, tutti i ventisei furono condannati a morte e giustiziati su una collina presso Nagasaki, conosciuta come “la santa collina”. Paolo Miki, prima di morire, parlò con l’eloquenza ispirato dalle nozioni trasmesse dagli studi divini, perdonando loro i propri carnefici. Egli fu considerato un simbolo di vittoria, non di sconfitta, per il suo martirio. Paolo Miki insieme ai suoi confratelli ricevette la beatificazione nel settembre del 1627 da Urbano VIII e nel 1862 tutti i martiri furono canonizzati da papa Pio IX. Presente nella lista dei santi e dei beati della Chiesa Cattolica, stabilita dalla Santa Sede e compilata dalla Congregazione per le Cause dei Santi nell’edizione 2004, il 6 febbraio è il giorno di celebrazione come santo, in cui si commemora il suo sacrificio eroico come martire che ha dato la vita per la fede.



Gli altri Santi di oggi

Sempre il 6 febbraio si commemorano San Dorotea, patrona dei fiorai e martire per mano dell’imperatore e Teofilo, il suo avvocato e difensore dell’epoca, convertito al cattolicesimo dopo un miracolo chiesto in preghiera da San Dorotea.