San Patrignano, la famosa comunità di recupero per tossicodipendenti fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978 con sede a Coriano (Rimini), finì al centro di alcune controversie e polemiche per i metodi che sarebbero stati usati nel percorso di disintossicazione e reinserimento dei ragazzi e delle ragazze ospiti della struttura.



Le accuse fioccarono sul suo fondatore e su quello che fu definito “metodo Muccioli“, accusato dell’utilizzo della forza e della coercizione per impedire ricadute nella droga e “trattare” le crisi di astinenza di chi affrontava l’iter di recupero. Vincenzo Muccioli finì nel vortice del dibattito e poi a giudizio, uscendone assolto, nell’ambito dell’accertamento disposto sull”ipotesi di indebite restrizioni della libertà personale dentro la comunità.



San Patrignano, Vincenzo Muccioli e i processi

Nel corso della sua esistenza, come ricostruisce Il Corriere della Sera, non sono mancate ombre sulla comunità di San Patrignano e sulla stessa figura del suo fondatore, Vincenzo Muccioli, che ha dovuto affrontare due processi. Il primo, il cosiddetto “processo delle cateneche lo vedeva imputato di sequestro di persona e maltrattamenti (dopo l’accusa di aver incatenato alcuni giovani della comunità per trattenerli nel centro) si concluse con l’assoluzione definitiva in Cassazione nel  1990.

Il secondo processo, nel 1994, ricostruisce ancora il quotidiano, portò a una condanna a 8 mesi di carcere per favoreggiamento (con la sospensione condizionale della pena) e a un’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per l’assassinio di Roberto Maranzano avvenuto nella comunità. Vincenzo Muccioli morì il 19 settembre 1995 e la Corte di Cassazione, su ricorso della Procura generale di Bologna, pochi giorni prima della sua scomparsa avrebbe stabilito che fu un errore processarlo per omicidio colposo e che avrebbe dovuto essere giudicato di nuovo per il caso Maranzano con l’accusa di “maltrattamenti seguiti dall’evento morte“.



Vincenzo Muccioli, le sue parole sulla tossicodipendenza e sul percorso di recupero

In varie interviste, Vincenzo Muccioli sottolineò la missione della comunità nel percorso di recupero di migliaia di giovani, ragazzi e ragazze, con problemi di tossicodipendenza ed emarginazione. 

Questo un passaggio delle sue dichiarazioni, riportato dal sito web del Comune di Cesena: “Non si conquista la dignità pretendendo, ma rimboccandosi le maniche ed adoperandosi per ricostruirla (…). La droga è solo un sintomo dei mali di una società malata. Le molteplici cause di questa mortale minaccia per le future generazioni si possono riassumere nell’assenza di una cultura della responsabilità, nella mancanza di un’abitudine a considerare i propri doveri come costitutivi dei propri diritti, nell’elusione degli impegni necessari per conquistare e custodire la propria dignità, senza la quale l’uomo rimane solo“.