L’ANNUNCIO DELLA CANONIZZAZIONE DEL BEATO PIER GIORGIO FRASSATI

Durante l’anno del Giubileo 2025 il beato Pier Giorgio Frassati diverrà Santo della Chiesa Cattolica: l’annuncio è stato dato dal Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il cardinale Marcello Semeraro, intervenuto nella XVIII Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, a Sacrofano. Il prossimo San Frassati era stato uno dei membri più importanti e noti del movimento cattolico più diffuso in Italia e la sua canonizzazione è stata accolta da profonda commozione e gioia per tutti gli aderenti: «La canonizzazione è ormai chiara all’orizzonte e si profila per il prossimo anno giubilare», ha detto il Prefetto davanti a più di mille soci Ac presenti.



Per il vescovo di Biella, mons. Roberto Farinella, la notizia della prossima canonizzazione di Frassati ricolma di gioia l’intera comunità piemontese, considerando il prossimo Santo come «uno dei suoi massimi testimoni della fede per la sua fierezza di cristiano». Possa per questo motivo il beato Frassati, conclude il vescovo nella nota successiva all’annuncio di Semeraro, «spronare molti giovani a vivere con senso e speranza, anziché limitarsi a ‘vivacchiare’. Lodiamo insieme il Signore per questo dono alla Chiesa e alla nostra comunità diocesana». L’invito a non “vivacchiare” è uno dei lasciti più noti della breve ma intensa vita cristiana del ragazzo morto a soli 24 anni per una poliomielite fulminante: «vivere senza una fede, senza sostenere la verità, non è vivere ma vivacchiare», diceva Pier Giorgio Frassati agli amici e giovanissimi che instancabile trascinava in centinaia di iniziative caritatevoli e sociali.



CHI ERA PIER GIORGIO FRASSATI E PERCHÈ DIVERRÀ SANTO

Nato e morto a Torino tra il 1901 e il 1925, figlio dell’alta borghesia cittadina, Pier Giorgio Frassati avrebbe potuto divenire un grande industriale, un mecenate dall’alto valore culturale o anche un serioso professore: scelse però tutt’altro, dedicando la vita fin dai primi anni della gioventù alla passione cristiana dell’alterità. Il prossimo Santo della Chiesa fu membro della FUCI (Federazione Universitari Cattolici) e poi di Azione Cattolica, fu considerato a ragione uno dei santi sociali torinesi (assieme a Don Giovanni Bosco e Don Giuseppe Cottolengo) che animarono la vita cristiana in un epoca – quella del primo Novecento – dove la povertà era alle stelle e l’inclusione sociale ancora un miraggio.



Grande appassionato di sport e alpinismo, Pier Giorgio Frassati amava le gite in montagna con gli alpinisti cattolici della “Giovane Montagna”, nata da una costola del CAI e con l’obiettivo principe di “condurre verso l’Alto” i propri compagni di vetta. Figlio del fondatore de “La Stampa” Alfredo Fossati e della pittrice Adelaide Ametis, fu folgorato dall’insegnamento cristiano e pur da laico volle dedicare tutto il suo tempo libero per gli altri più bisognosi: a 19 anni Frassati entrò a far parte delle Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli per l’aiuto ai più bisognosi, a 21 invece divenne terziario domenicano.

Nella santità di Piergiorgio – ha continuato il cardinale Semeraro annunciando la sua canonizzazione – «c’è un valore di continuità con la tradizione della sua terra: egli, infatti, si è innestato nel lavoro di difesa della fede, attraverso la carità profusa nel campo dell’emarginazione». Si ammalò gravemente e morì per una poliomielite contratta probabilmente durante una delle tante visite alle case dei poveri a Torino: venne reso Beato dalla Chiesa nel 1990 grazie al decisivo impulso di Papa Giovanni Paolo II e grazie soprattutto al miracolo riconosciuto dalla Chiesa sulla guarigione di Domenico Sellan, un uomo friulano che aveva contratto sulla fine degli ’30 il morbo di Pott. Un amico gli diede un’immaginetta di Pier Giorgio Frassati e questi guarì in maniera repentina senza una vera spiegazione medica

LA BEATIFICAZIONE CON PAPA GIOVANNI PAOLO II: “FRASSATI UOMO DELLE BEATITUDINI”

«Il segreto del suo zelo apostolico e della sua santità, è da ricercare nell’itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la “normalità” dell’esistenza». Così Papa Giovanni Paolo II nell’omelia del 1990 per le beatificazione di Pier Giorgio Frassati, considerato dal Santo polacco «l’uomo delle Beatitudini». Come ha ricordato ancora il Prefetto delle Cause dei Santi Semeraro, proprio dopo l’impulso di Papa Wojtyla nel fra conosce la storia del prossimo San Frassati alle giovani generazioni, si considera a ragione il 24enne testimone di fede come «un meraviglioso modello di vita cristiana, una giovinezza tutta immersa nel mistero di Dio e dedita al costante servizio del prossimo».

Per il presidente dell’Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, la notizia della canonizzazione nel 2025 giunge come un dono prezioso per l’Associazione, mentre si celebra l’Assemblea nazionale Ac: «L’Azione cattolica italiana è stata storicamente, ed è ancora oggi, una intuizione e una passione dei giovani come Piergiorgio Frassati. Una esperienza di Chiesa dove impastare giorno per giorno la fede con la vita, un luogo dove poter vivere in pienezza l’amicizia con il Signore che non di rado diventa un luminoso esempio per tutti come per Alberto Marvelli, Gino Pistoni, Armida Barelli e appunto Piergiorgio Frassati». Amicizia cristiana totale atta a far nascere un cattolicesimo “sociale”, il culmine della testimonianza di Cristo anche ai giorni nostri: l’esempio del Beato Frassati raggiungerà ora durante il Giubileo il massimo riconoscimento della Chiesa, la santità vissuta come semplice testimonianza di vita cristiana. Come ricordava ancora San Giovani Paolo II nell’omelia del 20 maggio 1990, «Egli è l’uomo “interiore” amato dal Padre, perché molto ha amato! Egli è anche l’uomo del nostro secolo, l’uomo moderno, l’uomo che ha tanto amato! Non è forse l’amore la cosa più necessaria al nostro XX secolo, al suo inizio come alla sua fine? Non è forse vero che soltanto ciò resta, senza mai perdere la sua validità: il fatto che “ha amato”?».