San Pietro è ricordato ad Anagni il 3 agosto, ma il suo busto con reliquia viene esposto anche durante i festeggiamenti del patrono san Magno il 19 agosto. San Pietro riposa nella Basilica inferiore, a lui è dedicato un altare con un affresco che lo ritrae fra le Sante Aurelia e Neomisia. Si tratta ovviamente del Patrono della cittadina laziale, ma è molto amato in tutta Italia per le sue opere di bene. Oltre a San Pietro di Anagni, il 3 agosto si ricordano anche il vescovo Sant’Aspreno di Napoli, l’eremita San Martino, il Beato domenicano Agostino Kazotic, i Beati francescani martiri Alfonso Lopez Lopez e Michele Remon Salvador, il Vescovo Sant’Eufronio di Autun, il sacerdote salesiano e Martire Beato Francesco Badrés Sanchez, il Beato sacerdote e martire Salvatoe Ferrandis Seguì, le Sante Vergini Marana e Cira.



San Pietro di Anagni, la sua vita

San Pietro di Anagni rimase orfano in tenera età, il giovane Pietro, nato a Salerno da famiglia nobile, venne affidato ai benedettini e presso il loro monastero salernitano si avviò a diventare monaco. Pietro divenne poi cappellano di papa Alessandro II, grazie all’intervento del cardinale Ildebrando di Soana che lo portò fuori dal monastero. Il papa anche in seguito ebbe grandissima stima di Pietro e in lui ripose grande fiducia, tanto da affidargli incarichi importanti. Negli anni successivi Pietro fu infatti eletto vescovo di Anagni. La storia di Pietro è giunta a noi in frammenti, è però noto che ad Anangi, Pietro si dedicò alla riforma gregoriana del clero, restaurò la cattedrale che era diventata un edificio fatiscente, riprese il culto del martire san Magno, che doveva fungere da esempio per la comunità, e si dedicò al recupero di tutti quei beni che i laici avevano sottratto alla chiesa. Durante il suo mandato presso la città laziale, Pietro dovette convivere con la presenza di oppositori e nemici che non vedevano di buon occhio il suo operato, ma poté circondarsi anche di amici e collaboratori.



Durante il suo mandato, Pietro dovette allontanarsi da Anangi per due volte, la prima volta per andare per conto di papa Alessandro II a Costantinopoli, presso l’imperatore d’Oriente Michele VII Ducas, in veste di apocrisario (in epoca bizantina l’apocrisario era un alto rappresentante diplomatico), la seconda volta invece Pietro dovette allontanarsi da Anagni per prendere parte alle crociate in Terra Santa, tra l’anno 1095 e il 1099. Pietro morì ad Anangi, dopo quarantatré anni di episcopato, nel 1105 e cinque anni dopo fu annoverato tra i Santi da papa Pasquale II, grazie anche all’amico e collaboratore Bruno di Segni che ne predispose la glorificazione e narrò la vita edificante di san Pietro in una Bolla, che purtroppo non è stata conservata. L’opera alla quale Pietro si era dedicato in vita era compiuta, la chiesa era stata restaurata, e aveva lasciato alcuni successori pronti a raccogliere il suo esempio e a portarlo avanti.

Leggi anche

San Simone Abate, 19 novembre 2024/ Oggi, si ricorda l'eremita calabrese famoso in Oriente