Non bastava il Covid a portare nuvole nere nel cielo di San Valentino 2022. Certo la pandemia continua a giocare un ruolo di primo piano. L’alto livello dei contagi, che segna queste prime settimane del 2022, non depone a favore di un ritorno ai livelli pre-Coronavirus nell’affluenza ai ristoranti durante il giorno dedicato agli innamorati. Lo scorso anno a San Valentino, a causa delle chiusure anticipate dei locali, erano mancate all’appello le tradizionali cene romantiche: Coldiretti aveva stimato che fossero rimasti all’asciutto qualcosa come 5,3 milioni di innamorati. Quest’anno per San Valentino 2022 non esistono in realtà limitazioni, ma il mood complessivo non è dei più incentivanti: Fipe rileva che l’improvvisa ripresa dei contagi ha compromesso il mese più importante dell’anno, dicembre, facendo ripiombare nella piena emergenza il settore dei pubblici esercizi.



Un settore che – dice sempre Fipe – nel 2020 ha visto calare i consumi del 37,4% e che nel 2021 ha lasciato sul terreno un ulteriore 28% rispetto al 2019 per un totale di 56 miliardi di euro in meno spesi da famiglie e turisti, italiani e stranieri, all’interno dei pubblici esercizi. Da qui dunque le preoccupazioni sui conti della ristorazione per questo San Valentino 2022, atteso come occasione di rilancio dopo il calo dei consumi provocato dalla pandemia.



Ma quello dei consumi fuori casa non è l’unico fianco esposto per San Valentino 2022. Sempre Coldiretti lancia infatti l’allarme anche sul fronte della filiera florovivaistica. Quello del 2022 – dice la Confederazione – rischia di essere il primo San Valentino senza fiori italiani che, a causa del boom dei costi energetici, accusano rincari fino al 50%. L’emergenza energetica – sottolinea Coldiretti – si riversa infatti sui costi di riscaldamento delle serre, come anche sui quelli dei carburanti per la movimentazione dei macchinari e su quelli di materie prime. E ancora, il rincaro dell’energia non risparmia neppure fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti, con aumenti anche nell’ordine del 143%. Senza dimenticare gli imballaggi: la plastica per i vasetti ha visto incrementi del 72%, i fiori al vetro del 40%, la carta del 31%. E in questi casi si fa sentire anche il problema dei tempi di consegna, che si allungano fino ad arrivare, in qualche caso, a quintuplicare.



Un quadro complicato, quindi, che pesa gravemente su un settore cardine per l’economia agricola nazionale dal momento che, secondo Coldiretti, il florovivaismo vale oltre 2,57 miliardi di euro, generati da 27.000 aziende attive in Italia, con un indotto complessivo di 200.000 occupati. E non solo. La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia infatti di favorire, anche in occasione della festa di San Valentino 2022, le importazioni da Paesi stranieri che, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2021, hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore. E va considerato – avverte di nuovo la Confederazione – che spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento della manodopera, come nel caso delle rose dal Kenya, su cui grava la scure del lavoro sottopagato e senza diritti, e dei fiori dalla Colombia, dove a essere penalizzate sono le donne.

Da qui, dunque, l’appello di Coldiretti a “preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy con l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti di vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio”.

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