«Sono molto grato di essere qui, spero di rivedervi presto». Poche parole quelle di Terence Trent D’Arby a ItaliaSì, dove si è subito esibito per il pubblico. Molte, invece, quelle dette nel corso di un’intervista rilasciata al corriere.it. Qui ha spiegato la sua trasformazione, con il vecchio nome abbandonato a favore di Sananda Maitreya: “La mia trasformazione è ancora in corso: da idolo, a caricatura, fino all’immagine molto chiara e nitida di un uomo vero. Tutto il resto è solo apparire, in una casa degli specchi”. Il vecchio nome gli provoca brutti ricordi, questo il motivo: “Sfortunatamente ho un certo grado di disturbo post traumatico da stress che ho ereditato dalla vita precedente e… sì, è proprio così, il solo sentire menzionato il vecchio nome, abbandonato a metà anni Novanta, suscita in me una immediata risposta negativa”. Il lavoro da fare è stato duro e ricco di ostacoli: “Mi ci sono voluti anni di autoipnosi e di programmazione per riuscire a separarmi dai traumi che avevo vissuto. Il “programma” in cui sono stato coinvolto era destinato a far saltare in aria la mia vecchia mente e l’ha fatto” (Aggiornamento di Anna Montesano)



OSPITE DI MARCO LIORNI A ITALIA SI

Sananda Maitreya, un tempo conosciuto col nome di Terence Trent D’Arby, sarà uno degli ospiti dell’odierna puntata di Italia Sì, il programma diventato un appuntamento del sabato pomeriggio di Rai 1 e che, condotto da Marco Liorni, propone storie e vicende dall’Italia, senza dimenticare una finestra su arti e intrattenimento. E proprio il Belpaese è il luogo scelto oggi per vivere da parte del musicista e polistrumentista classe 1962 originario di New York che, sul finire degli Anni Ottanta, debuttò in modo fragoroso sulla scena internazionale con un album acclamato dalla critica e dai massimi esponenti del soul-pop, tanto da far accostare il giovane Terence Trent Howard a un mostro sacro del calibro di Prince: infatti oggi Trent D’Arby, dopo essersi ritirato una volta dalle scene e aver cambiato legalmente il suo nome in Sananda Francesco Maitreya, ha deciso di trasferirsi a Milano, dove ha sposato la ex modella e sua attuale compagna, Francesca Francone, dalla quale ha avuto pure due bambini. Ma chi era questo artista osannato nel 1987 prima di questo cambio radicale?



IL SUCCESSO INTERNAZIONALE COME TERENCE TRENT D’ARBY

Nella puntata oggi in onda di Italia Sì è probabile che Sananda Maitreya racconti a Marco Liorni ancora una volta la storia della sua vita, dall’apice del successo arrivato ad appena 25 anni alla scelta di ritirarsi dalle scene e poi di ritornare in una nuova veste musicale. Nato a Manhattan (New York), divenne famoso grazie a “Introducing the Hardline According to Terence Trent D’Arby”, un disco di soul e contemporary r&b che conteneva i singoli “If you stay”, “Wishing well” e “Sign your name” che fecero lanciare qualche critico musicale paragoni importanti per questo ragazzo coi dreadlocks con Michael Jackson e il già citato Prince. Tra milioni di copie vendute dischi di platino, D’Arby aveva il mondo ai suoi piedi, ma i lavori successivi delusero i fan e così, dopo che la sua stella cominciò ad offuscarsi, ecco che questo artista che aveva scelto un nome aristocratico aggiungendo un apostrofo a quello originale del suo patrigno decise di varcare l’oceano e di ricominciare una nuova vita in Europa.



I MOTIVI DIETRO AL CAMBIO DI NOME IN SANANDA MAITREYA…

Oggi, quella che era una delle voci più promettenti del soul mondiale, ha 57 anni e ha pubblicato nel 2017 “Prometheus & Pandora”, lavoro che ha portato di recente in giro. La svolta artistica, diventando Sananda Maitreya, risale però al 2001: come ha più volte raccontato, furono dei sogni durante un periodo di crisi che lo tormentarono per molto tempo a portarlo ad adattare questo nome e per “sigillare” questa scelta decide di cambiarlo legalmente il 4 ottobre dello stesso anno. Da lì comincia la sua carriera europea, col trasferimento prima a Monaco e poi in Italia, a seguito di uno “iato” di circa sei anni. Da allora l’ex Terence Trent D’Arby ha pubblicato otto album e altri lavori, molto spesso anche autoprodotti o che non hanno ottenuto il successo che avrebbero meritato ma probabilmente lui è contento così. Però su una cosa è inflessibile: mai chiamarlo in pubblico o nelle interviste col suo vecchio nome “aristocratico” e soprattutto basta coi paragoni con Prince, pure lui protagonista di uno dei più celebri cambi di nome nella storia della musica recente.