Su Repubblica compare un articolo che prova a fare chiarezza sulla sanatoria per gli immigrati, la famosa regolarizzazione voluta e condotta dal ministro Teresa Bellanova. Ricordiamo le sue lacrime in diretta televisiva per essere riuscita a far passare la legge, corredata dalle repliche non esattamente entusiaste dell’opposizione, così come le critiche che la manovra in sè aveva ricevuto. Il problema è che le stime sui numeri degli accessi sono ben lontane da quella che è la verità di oggi: si parlava di almeno 220 mila lavoratori irregolari che avrebbero fatto domanda, mentre le richieste che fino a questo momento sono pervenute raggiungono le 9500 unità. Si valuta che in Italia le persone che lavorano in nero siano circa 600 mila; il 10% di esse ha visionato la procedura di domanda online o si è recata fisicamente presso gli sportelli per chiedere informazioni, ma poi molto pochi hanno effettivamente compilato i moduli. Perché? La procedura chiude il 15 luglio: difficile pensare che in un mese si raggiungano i numeri sperati.
SANATORIA IMMIGRATI: POCHISSIME RICHIESTE
Il punto, lo ha spiegato Repubblica attraverso alcune storie e interventi: per esempio il racconto di Adel, un egiziano di 28 anni che lavora da quattro anni nei cantieri per non meno di 12 ore al giorno. Lui è uno di quelli che potrebbe accedere alla sanatoria sui migranti, ma solo virtualmente: infatti la regolarizzazione prevede che a poter fare richiesta siano solo agricoltori, colf e badanti. “In base a quali criteri si decide che un lavoratore dell’edilizia o della ristorazione non possa avere l’opportunità di regolarizzarsi rispetto a un bracciante o una colf?”. Se lo chiede Giancarlo Schiavone, vicepresidente dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), che aggiunge l’annosa questione dei cavilli burocratici. In questo caso, la prova di presenza e documenti di identità che vengono richiesti ai migranti, i quali non sempre li hanno. Così, l’immigrato irregolare resta il debole della situazione: “Sta al datore di lavoro autodenunciarsi come non farlo, continuando così a sfruttare la condizione di fragilità e subalternità dell’immigrazione irregolare”.
GLI ALTRI PROBLEMI
Il lavoratore, non potendo denunciare il rapporto di lavoro irregolare (che farebbe aprire una verifica da parte dell’ispettorato) non ha armi e strumenti per difendersi; secondo Schiavone dunque è anche per questo motivo che le richieste di regolarizzazione pervenute sono così poche, il datore di lavoro è nella posizione di proseguire la fornitura di lavoro in nero senza eccessivi rischi. C’è poi il tema del permesso di soggiorno per ricerca, che ha la durata di 6 mesi: anche qui però, bisogna poter dimostrare di aver lavorato nell’agricoltura o nell’assistenza familiare e il permesso di soggiorno deve essere scaduto non prima del 31 dicembre 2019. Un altro fattore che contribuisce a limitare i numeri della sanatoria. In più, anche chi potrebbe avere accesso alla sanatoria lavorando nella cura delle persone si vede frenato: è il caso di Elena, che fa le pulizie in tre case di Roma ma non può chiedere alle famiglie 500 euro a testa per la regolarizzazione, semplicemente perché si tratta di persone dal reddito modesto e che non hanno un reddito annuo di 20 mila euro che è il requisito minimo.
Così, come spiega Ahmed che lavora nel foggiano, molti pur di venire regolarizzati saranno costretti a tagliarsi lo stipendio di quei 500 euro che i lavoratori non elargiranno; e questo chiaramente apre un altro tema. “Pagherò perché non ho alternative, ma questa volta lo farò per scrollarmi di dosso questa condizione di invisibilità e debolezza”. Oppure, c’è la storia di un cameriere che, reinventatosi nella ristorazione in zona Padova, sarà costretto a tornare a fare il bracciante (nel giro di 6 mesi) per avere accesso alla sanatoria, dunque dovrà abbandonare un lavoro dignitoso e che gli piaceva per poter essere regolarizzato. La storia l’ha raccontata l’avvocato Elena Vigato; il rischio è addirittura quello di tornare a vivere nelle baracche, come il protagonista di questa ultima storia ha fatto appena sbarcato in Italia.