Questo pomeriggio il marciatore Alex Schwazer sarà ospite di “Verissimo” e l’intervista che la padrona di casa del rotocalco del sabato delle reti Mediaset, Silvia Toffanin, farà al campione olimpionico sarà anche l’occasione per far riaccendere i riflettori su Sandro Donati: l’allenatore del 36enne altoatesino, da anni attivo nella lotta al doping nel mondo dell’atletica leggera, dal 2015 segue Schwazer e dopo la sentenza di archiviazione a favore di quest’ultimo per “non aver commesso il fatto” è tornato a parlare.
Come si ricorda, Donati aveva scelto di affiancare il marciatore poco prima che terminasse la prima squalifica per positività, ponendosi come ‘missione’ quella di far rinascere Alex e portandolo poi alla vittoria dei campionati del mondo a squadre di marcia a Roma nel 2016: poi ecco la seconda positività di Schwazer e quell’odissea affrontata da soli contro tutti fino a quando, di recente, il Gip di Bolzano ha assolto l’atleta, di fatto riabilitandolo. E le affermazioni rilasciate da Donati a Radio 24 all’indomani di quella sentenza dio primo grado non lasciano spazio a cattive interpretazioni e suonano come una sorta di “j’accuse” nei confronti dei vertici dell’atletica leggera internazionale.
SANDRO DONATI, ALLENATORE DI SCHWAZER: “ECCO PERCHE’ CI HANNO ATTACCATI…”
“A qualcuno non è mai piaciuto che lavorassi conun atleta che aveva avuto problemi col doping” ha detto Sandro Donati nella succitata intervista, spiegando che la sua scelta aveva destabilizzato tutto l’ambiente. Poi l’affondo: “L’antidoping è controllato politicamente e tenuto basso nei livelli di efficacia: nel momento in cui si è creata la falsa positività qualcuno l’ha sostenuta ed è stata l’occasione per colpire me” ha aggiunto il 73enne allenatore originario di Monte Porzio Catone che poi accenna anche ai motivi che starebbero dietro quello che alcuni commentatori non hanno esitato a definire un complotto (e per il quale Schwazer ora chiede la revisione del processo sportivo.
“Io avevo avuto un ruolo molto importante in una precedente indagine in rappresentanza della Wada (la World Anti-doping Agency, NdR), mi erano stati affidati materiali giudiziari sequestrati a indagati e in un computer avevo trovato un gigantesco database che ricostruiva dodici anni di analisi ematiche fatte dalla federazione internazionale” ha proseguito Donati, facendo riferimento a quella che secondo lui era una mole imponente di casi in cui erano stati registrati valori anomali e su cui non si è mai intervenuti. “Una porcheria incredibile” è la sua chiosa accusando direttamente i vertici dell’atletica mondiale di aver proceduto solamente a una mera raccolta dio dati e di non aver mai messo in campo una vera politica anti-doping.